
Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale dell’Alzheimer, istituita nel 1994 dall’Oms. Secondo le stime più recenti, in provincia di Macerata sono 1.500 i malati di Alzheimer. Una situazione che coinvolge tante famiglie. Lo scorso marzo Comune e Alzheimer Uniti Italia hanno rinnovato la firma del protocollo "Macerata città amica della persona con demenza", un percorso iniziato a fine 2016 e che ha prodotto tante iniziative sulla base della convinzione che, per assistere i malati, più che i farmaci "servono competenza, cuore, coraggio e mantenere vive le relazioni, poiché la socialità è un elemento di cura", sottolinea Manuela Berardinelli, presidente dell’Afam Alzheimer Uniti Marche e presidente di Alzheimer Uniti Italia.
Ad esempio?
"Anche quest’anno, per la terza volta, abbiamo ripetuto l’esperienza della "Vacanza indimenticabile". Siamo stati al mare a Cesenatico con 18 persone affette da demenza di cui 12 senza caregiver, ma supportati da un’equipe multidisciplinare specializzata. E il risultato è stato, di nuovo, molto positivo. I malati hanno trascorso giorni sereni, a riprova del fatto che il contatto umano ha poteri altrettanto importanti – a volte persino di più – della terapia farmacologica. L’impegno richiesto è notevole, ma già alla fine del 2021, dopo la prima edizione, abbiamo ricevuto un plauso telefonico dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Un riconoscimento che ci ha incoraggiato e ci incoraggia ad andare avanti".
Cosa dicono i numeri attuali?
"In Italia si stimano 1.150.000 casi di demenza e 950mila persone con deficit cognitivo isolato, che nel 40% dei casi rappresenta la fase iniziale della demenza. Si presume, poi, che siano circa 3 milioni gli italiani sani, "malati secondari", vale a dire i familiari delle persone affette da demenza. Complessivamente, dunque, in Italia circa 5 milioni di persone sono coinvolte, direttamente o indirettamente, dal problema del deterioramento cognitivo. La stima attuale dei soli malati di Alzheimer nella nostra provincia è di circa 1.500 casi, senza contare tutte le altre forme di demenza. Numeri impressionanti, e sono solo quelli ufficiali".
Quanto è grave il problema?
"Molto. La demenza è una malattia "distruttiva" perché colpisce il vissuto della persona e della famiglia, sovverte ruoli, sconvolge ogni tipo di quotidianità, condanna spesso alla solitudine e allo stigma, per vergogna, per protezione verso i propri cari. Il tema delle demenze, assieme a quello della solitudine, che ne aumenta del 30% l’incidenza e ne velocizza la progressione, rappresenta la sfida più importante collegata all’invecchiamento della popolazione".
Tante le iniziative in corso. Ma cosa concretamente si può fare?
"Bisogna garantire alla persona un’alta qualità della vita, riconoscere il ruolo svolto dai caregiver, quasi sempre i familiari, rafforzare i servizi territoriali e ripensare il sistema dell’assistenza in modo che sia adeguato alle vere necessità delle persone non autosufficienti. Serve un impegno corale per cambiare un sistema non in grado di fronteggiare un problema che sta travolgendo vite e famiglie".