La lettera di un malato "Lotto con la sclerosi, all’Hospice ho trovato amore e attenzione"

Matteo Impagnatiello, 52 anni, racconta la sua esperienza di vita con la sclerosi multipla e la cura ricevuta all'Hospice di Macerata. Un esempio di forza e coraggio che ha portato alla creazione di un rapporto speciale tra lui e il personale dell'Hospice.

La lettera di un malato  "Lotto con la sclerosi,  all’Hospice ho trovato  amore e attenzione"

La lettera di un malato "Lotto con la sclerosi, all’Hospice ho trovato amore e attenzione"

di Chiara Gabrielli

"Nel luogo della sofferenza ho ricevuto amore e attenzione. Mi considero fortunato". Sono le parole di Matteo Impagnatiello, 52 anni, nato a Macerata e residente a Tolentino. Sposato, tre figli, da 20 anni convive con la sclerosi multipla che gli ha tolto l’uso delle braccia e delle gambe. Ora, riesce a muovere solo il capo, si sposta con una carrozzina che guida con il mento, usa il puntatore oculare per scrivere al computer o al telefono. Non si lamenta. Quasi mai. Uno straordinario esempio di forza e di coraggio che non è passato inosservato all’Hospice, dove per un mese si sono presi cura di lui. "Con il personale – racconta – si è creato un rapporto molto bello, chiaccheravamo spesso. Sono stati eccezionali, credo per loro non sia facile stare dentro tanta sofferenza. Un giorno vedi una persona camminare e il giorno dopo se n’è andata". Durante il ricovero, "mi sentivo a mio agio, si parlava di tutto, spesso avevo dei dolori che loro hanno cercato di alleviare. Mi sono venuti a trovare tanti amici e lì ho conosciuto persone nuove con cui ho avuto scambi importanti". Ringrazia il personale dell’Hospice, i colleghi di lavoro e, in modo particolare, la sua famiglia: "Di me si prende cura mia moglie. Ha sacrificato la sua vita per accudirmi. Il ricovero ha dato un po’ di sollievo alla mia famiglia, ma penso che lo Stato potrebbe fare un passettino in avanti, avere un aiuto in più e pesare meno sulla famiglia non sarebbe male, anche solo per uscire a fare una passeggiata. Non lo dico solo per me, ma per coloro che si trovano nella mia situazione". Appassionato da sempre di musica, continua a svolgere da casa il suo lavoro per un’azienda. Al telefono risponde da solo, sfrutta la tecnologia per essere il più possibile autonomo. "Matteo è incredibile, ha una capacità intellettiva notevole – sottolinea Marina Lombardello, responsabile dell’Hospice – ma dal collo in giù non si muove. Però sembra aver fatto pace con la malattia. Le cure palliative e l’Hospice non sono solo per i pazienti morenti, ma per tutti coloro che con malattie croniche hanno sintomi e bisogni da gestire e alleviare, in qualsiasi fase della malattia. Puntiamo molto poi sulle cure palliative a domicilio, il paziente non è sradicato dal suo ambiente ed è circondato dai suoi punti di riferimento". Ora, i 9 posti letto per degenza sono pieni, "molti i giovani. Purtroppo, tra i pazienti a domicilio c’è una 19enne. Non possiamo dare una risposta alla loro volontà di guarire, ma possiamo rispondere ai sintomi, ai bisogni, alle paure e a quelle paure proviamo a dare un significato. Questo lo facciamo tutti insieme, oltre a infermieri e oss ci sono Luca Vissani, coordinatore medici di base, i medici Luca Pieretti, Romina Merlini e Federico Renzi, la primaria organizzativa Maria Rita Mazzoccanti, la coordinatrice Jessica Pucciarelli e la psicologa Roberta Vitali".