La Liberazione che divide E l’Anpi scende in piazza

Prima via Cioci e poi piazza della Vittoria, doppia cerimonia e polemiche. L’associazione dei partigiani: "Vogliono riscrivere la storia a fini politici"

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di Chiara Sentimenti

Il monumento alla Resistenza, da una parte, con davanti schierata l’intera giunta (ad eccezione del sindaco Sandro Parcaroli, ancora convalescente, e dell’assessore Silvano Iommi), il presidente del Consiglio comunale, Francesco Luciani, il presidente della Provincia, Antonio Pettinari, e autorità militari e civili. Il monumento ai caduti, dall’altra, con le voci dell’Anpi e la rappresentanza di diversi gruppi di opposizione, di sindacalisti e di moltissimi cittadini. Sono i due volti di quella che fino all’anno scorso era la stessa cerimonia, il momento in cui la città si univa per ricordare la Liberazione di Macerata del nazifascismo. Ieri, la commemorazione del 30 giugno, invece, ha diviso la città, perché la scelta dell’amministrazione comunale di non permettere all’Anpi di portare il tradizionale saluto alla cerimonia organizzata dal Comune, ha finito per creare uno strappo, che non si è riusciti a sanare. A fare da trait d’union tra le due celebrazioni (quella del Comune, la mattina, e quella dell’Anpi, nel pomeriggio) sono state le note di "Bella ciao", intonate in entrambe le occasioni. Nonostante non potessero portare il loro saluto, infatti, rappresentanti dell’Anpi, dell’istituto storico della Resistenza, di Cgil e Cisl hanno voluto essere presenti alla cerimonia del Comune, intonando quello che è da sempre l’inno dei partigiani. La cerimonia, durata pochissimi minuti, è stata aperta dal vicesindaco Francesca D’Alessandro, che ha ricordato il 77esimo anniversario "della liberazione di Macerata dal nazifascismo, il 30 giugno 1944. Finalmente Macerata è libera, può rinascere sui valori di libertà e di democrazia; quegli stessi valori che abbiamo il dovere non solo di ricordare, ma certamente di tramandare alle giovani generazioni". "La città si stringe in un sentito momento di unione e condivisione – ha aggiunto – e con la stessa tenacia e volontà con cui 77 anni fa ha trovato la forza di risollevarsi dalla drammaticità di quel momento storico, anche oggi ci impegniamo affinché possiamo sempre essere animati da sentimenti di collaborazione sincera per una società più giusta e più equa, all’insegna dei valori della libertà e della democrazia sanciti dalla nostra amata Costituzione". Il malcontento seguito alla decisione dell’amministrazione comunale di non fare parlare l’Anpi è stato anche raccolto in uno striscione, affisso ieri mattina davanti alla sede del Comune dal gruppo Csa Sisma, in cui si legge: "Non avete niente in Comune con i partigiani che hanno liberato Macerata". Nel pomeriggio, invece, è stata Mari Franceschini, del comitato nazionale dell’Anpi, a ribadire come "dietro a questa scelta si nasconde una strategia, che non è solo del Comune di Macerata, ma si sta espandendo in tutta Italia, ovunque governi la destra: c’è la volontà precisa di tacitare alcune voci, di riscrivere per intero la storia per un suo uso politico, per negare il grosso contributo che hanno dato i partigiani alla liberazione dell’Italia". Come ha aggiunto anche Lorenzo Marconi, presidente provinciale dell’Anpi, "probabilmente è questo che i nostalgici del fascismo non vogliono sentirsi dire: da 77 anni, sono in debito d’onore nei confronti dei partigiani e dei patrioti, che li hanno tutelati nei confronti della giusta rabbia della popolazione e del disinteresse per la loro sorte da parte dei superiori". Lucrezia Boari, presidente del comitato Anpi di Macerata, invece, ha ricordato che "al di là del confine dell’antifascismo, non c’è una zona grigia, neutra, ma c’è solo il fascismo".