PIERFRANCESCO GIANNANGELI
Cronaca

La matita di Martina: "Da Tamberi a Sinner, i miei ritratti illustrati tra realtà e fantasia"

Grafica, illustrazione e pittura: l’arte della montefanese Fratini "Ho consegnato le opere allo chef Borghese e al campione Moser. L’intelligenza artificiale? Non potrà mai sostituirsi all’emozione".

Grafica, illustrazione e pittura: l’arte della montefanese Fratini "Ho consegnato le opere allo chef Borghese e al campione Moser. L’intelligenza artificiale? Non potrà mai sostituirsi all’emozione".

Grafica, illustrazione e pittura: l’arte della montefanese Fratini "Ho consegnato le opere allo chef Borghese e al campione Moser. L’intelligenza artificiale? Non potrà mai sostituirsi all’emozione".

Di lei si potrebbe dire che sia nata con la matita in mano. Martina Fratini di Montefano, trent’anni appena compiuti, ha infatti iniziato a disegnare prima di imparare a scrivere e alle elementari si divertiva a fare i ritratti delle maestre. Dopo il diploma in pittura e decorazione pittorica al liceo artistico "Cantalamessa" di Macerata ha proseguito gli studi in grafica e web design all’Accademia Poliarte di Ancona realizzando per la tesi di fine corso il prototipo di un giornale cartaceo interattivo. Oggi nel suo studio affacciato sulla vallata del Musone realizza ritratti, anche di personaggi famosi, e lavori di grafica per committenti italiani e stranieri. Nel suo biglietto da visita sono indicati i suoi tre principali ambiti di attività: grafica, illustrazione e pittura, ma sul retro del biglietto si definisce "trasformista creativa".

Fratini, perché questa definizione? "Mi definivo così da piccola e ancora oggi mi rivedo molto in tale espressione. Ogni cosa che faccio e in ogni ambito in cui mi trovo a operare trovo sempre un collegamento con l’arte. Posso sembrare dispersiva, ma in realtà sono molto curiosa e amo sperimentare ed esprimermi artisticamente con diversi supporti e strumenti. Da bambina chiedevo ai compagni di classe di fare uno scarabocchio su un foglio di carta e poi da quello scarabocchio ricavavo una figura ben definita. Oppure ritagliavo dai giornali metà del volto delle persone, lo incollavo su un foglio di carta e disegnavo la metà mancante. Anche oggi mi diverto a scomporre e ricomporre oggetti e figure, un buon allenamento per il mio lavoro".

Qual è oggi esattamente il suo lavoro? "Mi divido tra la grafica pubblicitaria e l’illustrazione, due ambiti della creatività artistica che si intersecano e si completano a vicenda. Prediligo fare ritratti perché amo particolarmente rappresentare il volto umano".

Che tipo di ritratti? "Il “ritratto illustrato”. Mi interessa far emergere la personalità del personaggio, sia quello reale, sia quello di fantasia che creo per una illustrazione o per una serie di illustrazioni, come ad esempio per un libro".

Libri per l’infanzia? "Mi è capitato di recente di dover illustrare una bella fiaba di Simona Paolella, “Un portalettere tutto speciale”".

Ritratti di personaggi famosi ne ha realizzati parecchi? "Ne ho fatti diversi e ho avuto anche l’occasione di consegnarli di persona agli interessati, tra i quali lo chef Alessandro Borghese, l’atleta Gianmarco Tamberi e il campione di ciclismo Francesco Moser. Recentemente ho realizzato il ritratto di Jannik Sinner, che spero di poter incontrare presto".

Realizza anche caricature? "Sì, ma non secondo il canone della caricatura classica. A me non interessa esagerare sulle caratteristiche fisiche, cerco di rendere il personaggio soprattutto divertente".

Ci sono illustratori ai quali si ispira? "La mia illustrazione è quella che sento nell’intimo, non mi sono mai ispirata ad altri, anche se ci sono illustratori in linea con le mie corde. Tra i contemporanei Ale Giorgini e Riccardo Guasco, tra quelli del passato alcuni iperrealisti americani del ‘900, come Eduard Hopper o, andando ancora più indietro, il triestino Marcello Dudovich".

Quali tecniche predilige? "Spazio dai carboncini alla pittura acrilica, in particolare per dipingere su legno di recupero, fino alla tavola grafica, dove posso elaborare con più prove colore, trasportando l’immagine definitiva dallo schermo alla tela".

Il digitale e l’intelligenza artificiale sono minacce per la creatività? "No. Non vedo minacce. Sono strumenti nuovi nel cui utilizzo non si può prescindere dalla conoscenza delle tecniche del disegno e dall’essenziale manualità dell’artista. L’intelligenza artificiale non potrà mai sostituirsi all’emozione, al sentimento e alla riflessione che l’artista mette nel proprio lavoro creativo".

Cosa del suo carattere si può riscontrare nelle sue opere? "Sono una persona semplice, anche un po’ timida, ma determinata e precisa, caratteristiche che nel mio lavoro diventano chiarezza e particolare attenzione al dettaglio".

Quali sono i suoi sogni? "Uno ricorrente è poter arrivare ad essere riconosciuta non dalla firma, ma dal mio stile. Poi c’è un sogno nel cassetto: realizzare un giorno qui a Montefano, mio luogo dell’anima, uno spazio dedicato alla creatività. Penso ad esempio alla ristrutturazione di un vecchio fienile per trasformalo in una struttura moderna, circondata dalla natura, in cui svolgere corsi formativi e sperimentazioni artistiche".

Un desiderio più immediato? "Lavorare con l’illustrazione nel campo della moda".