di Paola Pagnanelli
Filippo Ferlazzo è capace di intendere e di volere, nonostante le sue patologie. È questa la conclusione della perizia psichiatrica bis disposta sul 33enne salernitano accusato di aver ucciso l’ambulante Ali ka Ogorchukwu, il 29 luglio dell’anno scorso lungo il corso Umberto I di Civitanova. Dunque il 33enne salernitano potrà essere giudicato. Nei giorni scorsi, è stata depositata la seconda perizia psichiatrica, disposta dalla corte d’assise nel corso del processo sul delitto. In fase di indagini, con un incidente probatorio era stata disposta già una perizia affidata al dottor Gianni Giuli, il quale aveva dichiarato Ferlazzo capace di intendere e di volere. Alle stesse conclusioni era arrivato il consulente della procura, Giovanni Battista Camerini, e quello della parte civile, Marco Giansanti. Ma nel corso del processo, l’avvocato difensore Roberta Bizzarri e la consulente, la psicologa Monia Vagni, avevano fatto emergere le serie difficoltà vissute dal salernitano, sottoposto a diversi trattamenti sanitari obbligatori e a ricoveri in comunità, per le patologie psichiatriche e la dipendenza da cannabinoidi. Così il presidente della corte d’assise Roberto Evangelisti aveva ritenuto opportuna una nuova valutazione per l’imputata, affidata allo psichiatra Renato Ariatti.
Quest’ultimo nei giorni scorsi ha depositato le sue conclusioni. Ariatti, un nome in questo campo, ha dichiarato Ferlazzo capace: "Non sono emersi problemi di natura psicopatologica di intensità e qualità tali da costituire vizio di mente. Il soggetto è da considerarsi un paziente psichiatrico a tutti gli effetti, e ritengo di evidenziare che, pur senza raggiungere l’intensità intesa dal nostro codice per un giudizio di capacità grandemente scemata, tale capacità possa essere valutata a ponte tra il lievemente e il moderatamente scemata. Il soggetto deve continuare il percorso di cura". Nessuna valutazione sulla pericolosità, non essendo emerse patologie tali da incidere "sulla capacità di Ferlazzo di autodeterminarsi". Dunque, pur in presenza di una situazione compromessa, resta la capacità di intendere e di volere e, con questa, la possibilità per il salernitano di essere condannato per l’aggressione brutale avvenuta in strada ai danni dell’ambulante. La sua condizione psichiatrica potrà però essere valutata dalla corte, in sede di determinazione della pena. Ora le conclusioni del perito saranno esaminate nella prossima udienza, fissata per il 20 settembre. La corte d’assise ha già fissato poi al 27 la data per l’ultima udienza. Dopo la requisitoria del pm Claudio Rastrelli, per le richieste dell’avvocato Francesco Mantella, parte civile per la vedova, il figlio e i familiari di Alika, e l’arringa del difensore Roberto Bizzarri, la corte emetterà la sentenza.