La potenza della fotografia a Overtime

Alessandro

Feliziani

Più di settanta eventi in cinque giorni tra mostre, convegni, presentazioni di libri, incontri con atleti e coach di grandi campioni, giornalisti sportivi, che hanno riempito da mattina a sera ogni spazio all’aperto o al chiuso del centro cittadino. Tutto questo è stato Overtime, il "festival per chi allena il corpo e la mente", che Macerata ospita ormai da anni e che in questa edizione si è imposto ancora di più all’attenzione nazionale per la capacità di far vivere lo sport attraverso i suoi i valori.

Si sono ascoltate tante storie di personaggi, che, attraverso il racconto delle vittorie o delle sconfitte, hanno dimostrato la "bellezza" dello sport. Ma per capire il senso e la filosofia di Overtime non è stato necessario seguire l’intero programma. Del resto sarebbe stato impossibile per chiunque partecipare a tutti gli eventi. Tra i tanti, però, ce n’è stato uno che da solo è riuscito a far comprendere il senso vero dello sport. È stata la mostra allestita nelle sale di GABA YOUNG, la piccola galleria in via Gramsci, dove Massimo Zanconi ha fatto dialogare le immagini in bianco e nero realizzate da otto fotografi.

Ogni fotografia ha raccontato una storia, trasmesso una sensazione, un sentimento. Al visitatore è stato facile appropriarsi dell’azione atletica, del segno della fatica, del senso di divertimento, dell’attimo di concentrazione, del gesto di sostegno o di complicità verso il compagno di squadra, del rispetto per l’avversario, dell’esultanza per la vittoria, catturato da ciascun fotografo con il proprio obiettivo. Siamo abituati a seguire gli eventi in televisione, a rivedere i filmati con il replay o la moviola. Strumenti che ci permettono di ammirare l’abilità dell’atleta e di farci scoprire l’eventuale errore commesso, ma che non ci donano le sensazioni vissute dai protagonisti e i valori dello sport. Per questi c’è bisogno della potenza della fotografia, che ci trasmette le emozioni capaci di farci riflettere.