La regina, il voto e Federer: le varie facce del rito

Pierfrancesco

Giannangeli

Gli eventi delle ultime settimane, fino a quello che si celebra oggi da noi, le elezioni politiche, mettono al centro della riflessione l’attualità – o al contrario, l’essere anacronistico, dipende dai punti di vista – del rito.

La morte della regina Elisabetta nel Regno Unito, con il suo carico di cerimonie quotidiane, per una decina di giorni fino ai funerali, che, piaccia o meno, hanno incollato alla televisione quattro miliardi di persone – cioè, a spanne, la metà della popolazione mondiale – è stata l’apoteosi del concetto di ritualità.

A casa nostra una parte dell’estate è stata segnata dal rito della campagna elettorale. Oddio, in un Paese come l’Italia, anche quello della crisi di governo, che anticipa la campagna elettorale e le elezioni, è un rito, tante ce ne sono state, pure a breve distanza una dall’altra, nell’Italia repubblicana. Comunque sia, la campagna elettorale si porta dietro, immancabilmente, il suo protocollo, a cui non si scappa: ciascuno rivendica la propria identità, i programmi, i libri dei sogni (che uno si chiede ogni volta: ma se si poteva fare, perché non è stato fatto?), l’album delle vecchie certezze, nell’era delle coalizioni il tutti insieme appassionatamente, e però pure i distinguo perché non siamo tutti uguali e la ricchezza consiste nelle diversità, e via ritualizzando. Poi c’è il rito della notte delle elezioni, gli exit-poll ma aspettiamo i risultati, le prime proiezioni ma aspettiamo i risultati, e poi finalmente i risultati. A seguire, il rito delle consultazioni, le scaramucce tra vincitori, e finalmente il governo. Fino alle prossime elezioni a scadenza naturale, o la prossima crisi.

Venerdì sera a Londra, sul far della mezzanotte, c’è stato invece un altro rito, quello dell’abdicazione per raggiunti limiti d’età. Se n’è andato il re, Re Roger Federer, lasciandoci orfani della bellezza assoluta. Ma che classe quell’ultima volée incrociata a rete. Un rito che vorremmo rivedere ogni momento, per sempre.