
Un vino rosso dell’alto maceratese, il "Cleme’ 2021", un Serrapetrona Doc da uve vernaccia nera in purezza, ha vinto il premio "Top wine vino slow" nella guida Slow Wine 2024 e sabato 7 ottobre il suo produttore Matteo Cesari de Maria riceverà il riconoscimento a Milano nel corso di una giornata dedicata alle eccellenze italiane in materia di vino. Al di là del premio, che certifica la qualità del prodotto, è la storia di Matteo e del suo Cleme’ che merita di essere raccontata. Lui, poco più che quarantenne, è un enologo, nato e cresciuto a Milano. Qualche anno fa, dopo la laurea in Economia finanziaria, ha rinunciato alla carriera in banca per seguire la passione della campagna e, soprattutto, il desiderio di fare vino. Così dalla metropoli milanese è sceso a Serrapetrona, ha acquistato con l’aiuto della sua famiglia un podere di circa dieci ettari in località Carpignano di San Severino e ha realizzato una cantina ultramoderna in cui produce oggi due vini rossi, due rosati e due bianchi con il marchio della propria azienda, "VerSer".
Matteo, come mai ha scelto proprio questo spicchio di terra?
"Mio nonno materno, Giuseppe Scagnetti, era di Serrapetrona; la moglie, nonna Rina Nardi, era di San Severino. Qui sono sempre venuto fin da piccolo e mi sono innamorato di queste colline. Guardavo come mio nonno faceva il vino, la cosa mi affascinava. Cominciai a seguire un corso per sommelier, ma poi un giorno lui mi disse: ‘Perché berlo? Impara a farlo, il vino’. Fu la scintilla del cambiamento".
Cosa ha fatto?
"Ho iniziato a studiare Enologia, nel 2013 ho preso una laurea specialistica in questo settore e poi ho progettato vigna, cantina e azienda. Nel 2020 abbiamo fatto la prima vendemmia, fra qualche giorno saremo pronti a... mettere la quarta!".
A proposito, com’è andata quest’anno?
"Parliamo di un’annata sicuramente difficile. Le eccessive piogge di maggio hanno favorito la peronospora, che ha ridotto gran parte delle produzioni, senza però intaccare la qualità delle uve rimaste indenni. Pertanto, possiamo dire che avremo meno bottiglie, ma tutte di alto livello".
Torniamo al suo vino, Cleme’...
"È un vino fermo della Doc di Serrapetrona, da non confondere con la vernaccia Docg, il vino spumante dolce che ha altre caratteristiche. Il Cleme’ nasce in purezza, cioè rinunciamo in partenza alla possibilità di utilizzare il 15 per cento di altre uve (cioè non di vernaccia nera; ndr)".
Perché?
"Cambierei irrimediabilmente l’assetto di sapore del nostro vino, che invece vuole essere fedele al territorio in cui nasce".
Ci spieghi meglio...
"Questa è una zona vocata per i vigneti, un’area dell’entroterra maceratese dove si incrociano diverse denominazioni, Doc e Docg. Qui, a Carpignano, a circa 350 metri sul livello del mare, abbiamo 11.214 piante (una ogni metro, per l’80 per cento di vernaccia nera): una cifra che simbolicamente rappresenta la distanza fra Serrapetrona e San Severino. E il Cleme’ è figlio di questa terra, con i suoi venti, il suo clima, la sua argilla. L’impianto di questo vitigno autoctono è nato nel 2019 ed è stato progettato in base alle caratteristiche dei tre ettari di cui disponiamo, esposti in parte a sud e in parte a nord. Fra le nostre stesse piante c’è differenza, nascono uve con connotati diversi dando vita a una complessità aromatica che noi gestiamo poi in cantina secondo il mio modo di fare vino. Anche per la gradazione alcolica non aggiungiamo nulla, ci affidiamo alla stagionalità: nel 2021 il Cleme’ era di 12 gradi, lo scorso anno di 13...".
Perché lo avete chiamato così?
"Il nome sta per Clemente. Il vino è dedicato a lui, a Clemente Nardi, mio zio, nipote di nonno Giuseppe, un uomo che amava Serrapetrona e, al tempo stesso, San Severino, dove aveva un’officina meccanica. Cleme’ era sempre al mio fianco nella cura della vigna e quel vino lo abbiamo fatto insieme. Purtroppo è morto improvvisamente a ottobre del 2021, poco prima di imbottigliarlo. Così è giusto che porti il suo nome, lui era davvero un Doc".