La scuola non si riduca a un parcheggio

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Mauro

Grespini

Che peso diamo alla scuola? È vista come poco più di un "parcheggio" oppure pensiamo che sia il luogo in cui i nostri figli crescono in sapienza? Interrogativi che ci poniamo costantemente, come insegnanti, perché vediamo il ruolo della formazione scolastica svilito da quanti non mettono l’istruzione al primo posto nella gerarchia delle priorità educative. Certo, i tempi sono cambiati rispetto a quando noi eravamo ragazzi, ma non è detto che la via imboccata sia quella giusta. Anzi, stiamo scivolando verso il basso – in fatto di competenze e conoscenze – di fronte al dilagare di cellulari e social, che basano tutto su immagine e velocità. Sono diminuiti il grado di attenzione degli alunni e la loro capacità di concentrazione; fanno fatica persino a leggere, figuriamoci a studiare, al di là di quelli che possono essere i carichi di lavoro a domicilio. I nostri vecchi ci dicevano: "Prima il dovere, poi il piacere". Il ragazzino deve sviluppare il senso del dovere, lo rende più maturo e responsabile. Gli tornerà utile nella vita! E il suo primo impegno non può che essere la scuola, poi viene tutto il resto. "Studiare alla vostra età è fondamentale, ve lo ritroverete nella vita", disse ai ragazzi delle Medie il ct della Nazionale italiana di pallamano, Riccardo Trillini: "E fate sport – aggiunse – perché vi aiuta a crescere bene. Dovete trovare il giusto equilibrio fra scuola e sport. Saperli conciliare sarà la vostra forza". Magari con una rinuncia o un po’ di sacrificio, aggiungiamo noi, così avremo nuove generazioni non solo più temprate nel carattere, ma anche più preparate.