"La Spoon River della scultura" Un museo nel nome di De Minicis

Sabato il taglio del nastro: in esposizione le opere dell’artista petriolese morto ad appena 29 anni

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di Lorenzo Monachesi

"Il petriolese Diego De Minicis (1913-1942) è come il poeta Edgar Lee Masters che in Spoon River fa parlare i morti, in questo caso l’artista ha la capacità di far raccontare ai volti da lui realizzati la loro storia". È quanto dice il docente universitario Roberto Cresti in vista dell’inaugurazione a Petriolo del museo sullo scultore, in programma alle 18.30 di sabato, cerimonia preceduta alle 16.30 in teatro da un convegno e dalla presentazione del catalogo. I visitatori potranno ammirare 15 sculture e tantissimi disegni. "Ringrazio la famiglia De Minicis – ha detto Matteo Santinelli, sindaco di Petriolo – per la donazione di queste opere dall’enorme valore, il professor Gianfrancesco Berchiesi, al quale siamo riconoscenti per il grande lavoro di ricerca e di catalogazione dell’opera del concittadino". Il taglio del nastro di sabato rappresenta un momento importante per il paese. "È significativo – spiega – sul piano culturale, segna l’avvio di un percorso da fare con altre realtà del territorio, rappresenta un passo per valorizzare un "grande" di Petriolo che ne vanta anche altri, penso a Ugo Caggiano e a Giovanni Ginobili". Il sindaco spiega la necessità di fare squadra ed ecco che nel progetto sono coinvolti anche Ripe San Ginesio, Corridonia, Macerata con la Fondazione Carima e Palazzo Ricci. In estate Palazzo Ricci ha ospitato una mostra su quattro grandi del 900 e tra loro c’era De Minicis. "Ma noi – dice Rosaria Del Balzo Ruiti, presidente della Fondazione Carima – siamo un ente che progetta e lavora per tutti i Comuni della provincia" Il museo è ospitato nell’ex chiesa del Suffragio dopo un lavoro di restauro. "L’inaugurazione – spiega l’architetto Mario Montalboddi – segna il compimento di un’iniziativa partita anni fa e che ha visto la luce grazie al bando europeo-regionale (350mila euro circa) che hanno permesso la realizzazione dell’intervento". Non mancano le opere che lasciano un segno. "Mi piacciono alcune degli ultimi lavori, ci sono – racconta Cresti – due autoritratti, l’ultimo è talmente perfetto e levigato che sembra svanire, pur essendo molto preciso e ben disegnato, è come se l’artista fosse già entrato dentro la sua Spoon River".