La squadra dello Sferisterio. Dai macchinisti alle sarte, una famiglia di 498 persone: "Basta polemiche sterili"

Il viaggio dietro le quinte della stagione: i volti di chi ha lavorato al Macerata opera festival. Il direttore artistico Gavazzeni: "Le critiche sono ben accette, se fatte per il bene dell’Arena. Ma credo che questo teatro dovrebbe essere amato e rispettato incondizionatamente".

La squadra dello Sferisterio. Dai macchinisti alle sarte, una famiglia di 498 persone: "Basta polemiche sterili"

Il viaggio dietro le quinte della stagione: i volti di chi ha lavorato al Macerata opera festival. Il direttore artistico Gavazzeni: "Le critiche sono ben accette, se fatte per il bene dell’Arena. Ma credo che questo teatro dovrebbe essere amato e rispettato incondizionatamente".

"Ci sono un’organizzazione capillare e una grande professionalità nel gestire ogni situazione, anche quelle più difficili. Ogni momento viene pensato tenendo conto di tutto quanto potrebbe succedere". Primo anno alla guida del Macerata opera festival per il direttore artistico Paolo Gavazzeni, che ha avuto modo di immergersi in maniera totale nella grande macchina organizzativa del festival, composta da coristi, macchinisti, attrezzisti, sarte, parrucchieri che, con il loro lavoro, rendono ancora più grande e unico il festival maceratese. Una famiglia composta da 498 persone, a cui se ne aggiungono altre 140 come fornitori esterni.

"L’ambiente di un festival, soprattutto di uno che si svolge tra luglio e agosto, è di per sé diverso da un festival che si tiene in un teatro – spiega Gavazzeni –, per cui si lavora in periodi in cui molte altre persone sono in vacanza e si lavora alle prese con i vari agenti atmosferici. Per questo non si è mai completamente rilassati e lavoriamo con una buona dose di stress. Nonostante questo, però, tutti abbiamo un grande spirito positivo e, arrivando qui a Macerata, ho visto come ci siamo realtà perfettamente avvezze al palco dello Sferisterio, come la Form, il coro Bellini e i Pueri Cantores. C’è un’organizzazione capillare nel gestire l’emergenza, si vede che sono tutte persone che lavorano da anni in questo festival, conoscono bene il palco e le sue adiacenze. Ho trovato una grande professionalità da parte di tutti, proprio a partire dai tecnici di palcoscenico che poi si irradia agli altri". Un gruppo affiatato che, per oltre l’80%, proviene dal nostro territorio. "Questo è un fattore imprescindibile del festival e tengo molto all’identità – continua Gavazzeni –, avere un’identità precisa che nasce da chi siamo, deve contribuire a costruire un orgoglio e un senso di appartenenza forte che portino a crescere continuamente". Ma soprattutto per chi è fuori dallo Sferisterio, il direttore lancia un consiglio. "Credo che bisognerebbe amare di più e incondizionatamente lo Sferisterio. Ho letto alcune polemiche sterili che non fanno bene al festival – conclude Gavazzeni –. Bisognerebbe amarlo incondizionatamente, un po’ come con i figli che si amano anche quando sbagliano, e questo dovrebbe portare a costruire un atteggiamento di rispetto incondizionato per quello che di importante c’è a Macerata ma che, come ama dire il sindaco, non è solo di Macerata, ma di tutto il territorio. Le critiche sono ben accette se fatte per il bene dello Sferisterio perché ritengo che ognuno di noi, che rimanga un anno o dieci, deve avere la forza di lasciare un segno e chiedersi cosa può fare per lo Sferisterio".