L’accoglienza degli universitari "Un incontro che ci arricchisce"

Sei studenti condividono gli spazi di viale Don Bosco con gli immigrati: "Al fianco di chi ha bisogno"

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Sei studenti universitari condividono i locali dei Salesiani con i rifugiati afghani arrivati a Macerata l’anno scorso: i loro appartamenti sono vicini e la convivenza si è trasformata, in breve tempo, in una grandissima amicizia. Tra i ragazzi, ci sono Danilo D’Adamo, 20 anni, di Vasto, che frequenta Scienze della comunicazione, Francesco Bacaloni, 18 anni, iscritto a Ingegneria meccanica, e Michele Antonelli, 19 anni, anche lui di Macerata, che frequenta Lettere storiche. Partecipano al progetto di condivisione della missione dei Salesiani: dormono anche loro in viale Don Bosco e, oltre allo studio, si mettono al servizio dei più poveri e fragili. Sono stati proprio gli studenti ad organizzare la festa di compleanno dell’ospite più piccolo, di appena un anno: "Gli abbiamo regalato un giocattolo con dei puzzle – racconta D’Adamo – è stato un momento molto bello. Abbiamo invitato anche dei nostri amici, così Mustafa e la sua famiglia hanno potuto conoscere gente nuova. Spesso capita che ci fermiamo a parlare con loro in corridoio o in cortile, ci raccontiamo delle nostre vite. A Vasto frequentavo l’oratorio dei Salesiani e non volevo interrompere l’esperienza, così qui a Macerata ho scelto di vivere in una comunità di giovani, mettendomi al servizio degli altri". "È un progetto che ci permette di crescere – sottolinea anche Bacaloni –, consente di mettersi a disposizione di chi ha bisogno". "Con i bimbi è semplice socializzare – dice Antonelli –, sono fantastici, giochiamo appena c’è l’occasione, di solito a nascondino o a calcio. Spesso invitiamo Mustafa e gli altri a cena a casa nostra, noi cuciniamo e loro portano qualcosa. Stiamo bene insieme, siamo diventati amici. Ci hanno raccontato la loro vita, ogni tanto li guardo e penso a cosa è capitato loro, mi dispiace tanto, ma poi mi dico che sono molto contento di averli conosciuti, per noi sono una ricchezza". La volontaria Slauka Slavomira Brigantova, di origine slovacca: "Ho cercato di accompagnarli passo dopo passo, anche al colloquio di lavoro – spiega –, ero una straniera che accompagnava gli stranieri. Loro sono diventati dei fratelli per me, vedo che hanno l’intenzione sincera di farsi una vita qui, di avere un’occupazione e una casa".

c. g.