L’amico prete: "Per Alika la famiglia era tutto"

Don Paul: l’ho visto il giorno in cui è morto, andava a prendere il treno. La solidarietà della parrocchia

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"Ho visto Alika il giorno in cui è morto. La mattina presto, ci siamo salutati, era dalle parti del ponte vicino Don Orione, lui andava verso la stazione per prendere il solito treno delle 8.30, diretto verso Macerata o Civitanova, a seconda dei giorni. Lo conoscevo bene, era una brava persona, per lui la famiglia era tutto".

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Così don Paul, sacerdote della Pieve Santa Maria, a San Severino, ricorda Alika Ogorchukwu, ucciso venerdì a Civitanova. "Due anni fa – prosegue don Paul – aveva avuto un incidente, questo l’aveva reso fragile e aveva cambiato il suo umore, era preoccupato perché, diceva, dopo l’infortunio nessuno l’avrebbe più preso a lavorare. Veniva a chiedere l’elemosina anche da noi qualche volta, gli ho offerto aiuto, ma della Caritas non ha mai voluto sapere nulla, era una questione morale, diceva". Il sabato, Alika incontrava don Paul vicino alla farmacia del centro: "Mi chiedeva una mano per utilizzare la carta della banca, non era molto pratico – racconta don Paul –, diceva che per lui ero un fratello. La mattina, prima di prendere il treno, era solito fare un giro in piazza per prendere il caffè e, ogni sera, Alika tornava a casa con un pacco per la famiglia, pieno di cibo o di vestiti, a seconda dell’occasione. La parrocchia e la Caritas, insieme con il vescovo di Camerino, si sono mosse subito dopo l’omicidio per aiutare la famiglia di Alika: "Possono rivolgersi a noi o direttamente alla Caritas – spiega don Aldo Romagnoli –. Proviamo un enorme dispiacere per quanto accaduto, per quanto possibile staremo vicini a questa famiglia distrutta".

c. g.