"È demagogico dire “niente compiti“. Soprattutto per come la scuola primaria è strutturata oggi, i compiti a casa sono essenziali, sono il completamento fondamentale del lavoro fatto a scuola dove per altro sono ampiamente preparati". È il pensiero di Francesca Pagnanelli (nella foto in basso), insegnante al liceo Classico ’Leopardi’ di Macerata. Secondo lei, c’è un impegno imprescindibile che il bambino deve fare e su cui tra l’altro la scuola si aspetta che la famiglia collabori, lasciando al bambino il tempo necessario. A casa, si consolida e si assimila quanto fatto a scuola. Togliere i compiti, senza altre modifiche, vorrebbe solo dire avere bambini impreparati. Secondo la professoressa Pagnanelli però, è vero che la famiglia di oggi non è quella degli anni Sessanta, quando la domenica c’era più tempo degli altri giorni. "Le esigenze sono cambiate, e bisogna tenerne conto: dato che anche la famiglia è coinvolta nel lavoro a casa dei bambini, va lasciato a tutti un momento di decompressione, invece di aggiungere un ulteriore elemento ansiogeno. Discorso diverso alle medie e ancora di più alle superiori, dove i ragazzi devono avere completato il percorso di autonomia ed essere in grado di gestire da soli il carico di lavoro: il ragazzo è protagonista della sua vita scolastica e la famiglia non c’entra più. A quel punto, è bello fare una riflessione con la classe sul carico di lavoro, ma questo vale per tutti i giorni. Si deve avere una organizzazione armoniosa ed equilibrata di quello che si deve fare. Il lavoro a casa resta fondamentale, ma è lo studente che si deve organizzare, valutando come vivere lo sport o la musica o gli altri interessi; la famiglia però in questo momento non è più coinvolta come lo è nei primi anni di scuola".