Le chiese sono i luoghi più frequentati dai ricercatori d’oro. A dire il vero di oro non ce n’è proprio più tanto neanche qui, trafugato nel corso dei decenni, tutt’al più qualche spicciolo contenuto nelle cassettine delle offerte. Cosa sufficiente, però, per attirare i soliti sbandati. È notizia così che un soggetto non del luogo, ma proveniente da un comune vicino, abbia fatto, pochi giorni fa, il giro delle chiese cittadine per racimolare una piccola cifra necessaria alle sue necessità, sia per mettere sotto i denti qualcosa che per i suoi "vizi" personali.
Sembra, però, che se ne sia ritornato al suo paesello con le pive nel sacco perché i vari parroci, in questi ultimi mesi, hanno rafforzato, forti delle brutte esperienze del passato, i sistemi antifurto delle loro chiese e hanno preso l’abitudine di rafforzare le cassettine e di svuotarle delle elemosine quando in chiesa non si svolgono le funzioni religiose e, quindi, non è frequentata dai fedeli. Ci sono delle ferite che ancora bruciano, però, tant’è che a distanza di 13 anni il parroco della chiesa di Sant’Agostino tiene ancora affisso sulla porta della chiesa, a monito e ricordo di tutti, uno scritto che porta la data del 27 settembre 2010 firmato dall’allora parroco don Giovanni Simonetti che ha raggiunto, nel frattempo, in cielo il suo Signore. Nel manifesto vengono elencati tutti gli oggetti trafugati in chiesa e che, molto probabilmente, ora si trovano in qualche mercatino dell’antiquariato o in case di collezionisti privati. La cosa grave e che più l’ha ferito - dice don Roberto Zorzolo, attuale parroco di Sant’Agostino - è stato il furto di quattro candelabri in legno dorato posti sul primo gradino dell’altare maggiore, dono della famiglia Leopardi, vivente Monaldo, il padre del poeta Giacomo. Don Roberto non dispera che un giorno, insieme ad altri oggetti sacri, possano far ritorno in chiesa. Il foglio stampato ed affisso sulla porta interna della chiesa elenca anche altri oggetti mancanti: due stemmi in legno laccato della nobile famiglia, uno scudo che ornava la tomba del beato Girolamo Moretti e due fregi in oro zecchino posti sempre ai lati dell’altare. "Valgono sempre le parole del vecchio rettore - ci dice don Zorzolo - quando ricorda che per chi crede, rubare in chiesa è un atto sacrilego, per chi non crede è un ladrocinio civilmente punibile. Essere incettatori di opere rubate o acquistate senza certificato di provenienza rende ladri e complici di ladri e a chi compie o collabora a tali misfatti manca il senso dell’onesta e dell’amore verso questa città". Chissà quanti avranno letto in questi ultimi 13 anni queste riflessioni e ne hanno fatto insegnamento? A giudicare dai furti in chiesa, che non si sono mai arrestati, non sono stati molti.
Asterio Tubaldi