L’eterna crisi del cambio di guardaroba

Valentina

Capecci*

Avete presente quando la lavatrice ha terminato il lavaggio e delle otto coppie di calzini, che erano sporchi ma in perfette condizioni, ne spunta almeno uno spaiato, perché l’altro è misteriosamente scomparso, e due o tre hanno un buco come se il cestello fosse munito di zanne? È irritante, ma mai quanto armadi e cassettiere, che sono capaci di strategie di logoramento psichico decisamente superiori. Quotidianamente non ce ne accorgiamo, ma viene il giorno in cui questa pessima attitudine si manifesta in tutta la loro perfidia. Ovvero appena ci accingiamo a fare il cambio di stagione. Altrimenti, per quale assurdo motivo un delizioso abitino, che metteva in risalto la nostra silhouette, l’anno successivo la mortifica peggio di un cartone per clochard? Capisco che in caso di aumenti di peso qualche camicetta possa tirare

e qualche pantalone si allacci solo a digiuno. E, viceversa,

chi è dimagrito pare sguazzi

in sacchi informi. Capisco che un capo che era alla moda

ora è classificabile tra i reperti archeologici. Capisco anche che abbiamo cambiato gusti

e il floreale e le tinte accese, che consideravamo fresche

e gioiose, ora ci sembrino pacchiane e volgarotte. Quanto sopra riguarda noi, non i contenitori. E allora quand’è che salgono sul banco degli imputati? Semplice, quando

un tessuto confortevole all’improvviso pizzica e ci irrita la pelle. Una gonna dritta adesso fa le grinze e pende.

E tutto ciò che ci donava ci fa apparire meno slanciate di una botte e un sandalo, che calzava come un guanto, si è trasformato in una tagliola. Non può essere colpa nostra. Ieri

ho provato l’intero guardaroba estivo, impilando sul letto i capi da scartare. Alla fine erano una montagna. Sulla quale mi sono gettata in preda a una crisi isterica. Solo per trasportarla,

a rate, nei contenitori del riciclaggio dovrei fare avanti

e indietro per una settimana o assoldare una ditta di traslochi. Ma poi non posso ricomprare tutto! Perciò me ne sono fatta una ragione e ho accettato l’ennesimo schiaffo alla vanità pensando che, dati i tempi che corrono, avere certi problemi

è ancora un grande lusso.

*scrittrice