Da una fornace di mattoni nascerà una fornace di arte e creatività. È il sogno che l’ingegnere Paolo Dignani vorrebbe realizzate a Valle Cascia di Montecassiano, dopo aver rilevato il sito dismesso della Smorlesi. Quasi tutto della ex fornace andrà demolito, rimarrà però un gioiello di archeologia industriale, il gigantesco forno Hoffmann, dal quale ora potrebbe uscire un modernissimo centro culturale.
L’impianto è rimasto produttivo per circa 70 anni, dando lavoro a centinaia di persone, fino al 2008, quando la crisi dell’edilizia ha messo in difficoltà l’attività. Poi ci sono stati il fallimento, i danni causati dalla neve del 2012, lo stoccaggio di rifiuti e la necessità di bonificare l’amianto dai tetti dei capannoni. Tutto sembrava precipitare nel degrado più totale. Ma a maggio del 2022 il sito è stato messo all’asta, e a comprarlo è stato appunto l’ingegnere.
Paolo Dignani, perché questo investimento?
"In realtà perché era molto conveniente. Tutta l’area, sette ettari con 30mila metri quadrati di capannoni, è costata 175mila euro. Non c’erano altri offerenti all’asta. Per me era un affare".
Che progetti aveva per questo spazio?
"La destinazione urbanistica è per le attività produttive. Non ci si possono costruire case, ma potrebbero nascere qui diverse attività. C’è spazio a sufficienza anche per i parcheggi, magari da coprire con i pannelli fotovoltaici".
Prima però dovrà fare le demolizioni.
"Per le quali ci sono i fondi del terremoto, che coprono anche la bonifica dell’amianto. Ho già chiesto alla Regione la dismissione dell’Aia, l’autorizzazione che aveva la Smorlesi per la sua attività, e dal 2024 inizieremo con questi interventi. Intanto sto vendendo i mattoni che ci sono ancora, e che sono utili per alcune ristrutturazioni edilizie, e ho già venduto il ferro rimasto, quello delle rotaie e dei macchinari: ne sono state portate via sette tonnellate. Ho completato anche la bonifica dei rifiuti. Tutti i capannoni saranno demoliti".
Non resterà niente della vecchia fornace?
"Sì, resterà il forno Hoffmann con i suoi 7mila metri quadrati. Si tratta di una struttura storica di tre piani, per la quale ho chiesto il vincolo alla Soprintendenza. Ho presentato la domanda un anno fa, aspetto ancora la risposta, ma ci credo molto. Questo forno consentiva la cottura dei mattoni a ciclo continuo, facendoli passare attraverso un tunnel. Il forno raggiungeva la temperatura di 1.200 gradi, era stata una grande invenzione all’epoca".
Cosa vorrebbe farci?
"L’idea mi è venuta vedendo il Mast di Bologna, gestito da una fondazione. Intorno alla struttura del forno, che è piena di fascino, potrebbe nascere un centro culturale supermoderno, un centro di ricerca, di sicuro ci sarà un museo. In questo modo mi piacerebbe lasciare un segno, investire per un progetto che possa durare nel tempo, magari con una fondazione che possa gestire questo spazio e valorizzarlo, producendo idee invece dei mattoni.