
Febbraio 2016: in piazza San Pietro Papa Francesco incontra il colmuranese Mario Lambertucci con due bambine malate, consegnando al Pontefice il libro di una ragazzina morta per una malattia rara
"Ero stato io a voler incontrare il Santo Padre, insieme a due bambine unite dall’amicizia e dalla sofferenza. In quella piazza gremita rimasi in ansia fino all’ultimo momento sperando che Papa Francesco potesse avvicinarsi a noi anche solo per pochi istanti". È vivo oggi più che mai il ricordo dell’udienza giubilare del 20 febbraio 2016 per Mario Lambertucci di Colmurano. Quando insieme a due ragazzine consegnò a Papa Francesco la "farfalla" di Valentina Pazzaglia, la compaesana tredicenne che nel maggio 2014 morì per una malattia rara. Lambertucci, insieme a queste due ambasciatrici speciali, anche loro tredicenni e accomunate dalla lotta alla malattia, aveva consegnato nelle mani del Santo Padre una busta con "Una favola per Aurora", un libro disegnato da Valentina con una farfalla, pubblicato dall’Associazione genitori oncologia pediatrica Agop del Gemelli di Roma, a sostegno del reparto. Nella busta c’erano anche delle frasi della ragazzina e una lettera di Lambertucci.
Una delle due "messaggere" del libro era amica e vicina di casa di Valentina, abitava a pochi metri da lei. Mentre l’altra, di Milano, era nipote di Lambertucci. Unite da un grande cuore e dalla forza della fede, con una storia che Bergoglio aveva voluto ascoltare, mentre accarezzava le piccole accompagnate dalle loro mamme. Ora sono diventate giovani donne, hanno 22 anni. La colmuranese, che oggi sta bene, dice di aver come rimosso quel brutto periodo della sia vita. Il giorno dell’incontro con Papa Francesco stava terminando le chemioterapie e si muoveva con le stampelle. "Ricordo solo che, appena il Papa si avvicinò, scoppiai a piangere tanta era l’emozione. Qualcosa più grande di me. Mario gli raccontava la storia di Valentina, io ero emozionata".
"Eccolo – racconta Lambertucci descrivendo quel momento – il suo corpo maestoso, la veste candida illuminata dal sole, lo sguardo penetrante, il volto addolcito da un sorriso e i suoi gesti paterni invasero il mio cuore. A tutt’oggi non ricordo cosa dissi per catturare la sua attenzione per più di cinque minuti, mi ricordo solo queste sue toccanti parole che terrò per sempre custodite nel mio cuore: “Che Dio le restituisca tutto quello che fa“. Era affaticato, di ritorno da un viaggio in Messico, ma comunque molto disponibile. Io avevo scritto una lettera per partecipare all’udienza sia per valorizzare la storia di Valentina che per parlargli di queste due bambine, tra cui mia nipote. Mi ero riproposto di fare qualcosa per Valentina; il suo modo di affrontare la malattia e la morte mi aveva dato uno scossone. Il Papa mi prese la mano, mi guardò con gli occhi sorridenti e mi disse questa frase che non dimenticherò mai, la porto sempre con me. Una giornata che rimarrà indelebile. Ancora adesso mi sembra infinito il tempo che ci è stato a sentire, nonostante fosse tanto stanco. Parlai io perché le bambine erano in lacrime, troppo emozionate. Lui mi fece parlare, ascoltando, mentre le accarezzava sul volto".
Tra le battute divertenti di padre Georg su Urbisaglia e la targa donata dalla delegazione con la farfalla, la mattinata a San Pietro si era conclusa con un altro regalo da parte del Santo Padre: tre rosari, uno a testa per le ragazzine e il terzo per la mamma e il papà di Valentina. Una storia per chi crede anche senza miracolo, e prega per riuscire ad affrontare la volontà di Dio.