SEBASTIANO VEROLI
Cronaca

L’inflazione pesa. A maggio i rincari più alti delle Marche

I dati sulla città mostrano un trend sopra la media nazionale .

L’aumento dei prezzi si aggira sul 2%

L’aumento dei prezzi si aggira sul 2%

Tra le 78 città monitorate mensilmente dall’Istat, secondo i dati di maggio Macerata resta quella con l’inflazione più alta della regione e al di sopra della media nazionale. Registra, infatti, un aumento dei prezzi del 2%, contro una media marchigiana dell’1,8% e una media italiana dell’1,6%. Non siamo più – come accaduto per diversi mesi – nella top ten del carovita (il nostro capoluogo è al 25esimo posto), ma comunque al di sopra di Ascoli (+1,7%, 42esimo posto) e Ancona (+1,5%, 48esimo posto), e tra quelli in cui il costo della vita corre maggiormente che altrove. È quanto rilevato dall’Unione nazionale consumatori che ha elaborato anche il peso del rincaro medio annuale a famiglia sulla base dei dati territoriali dell’inflazione di maggio diffusi dall’Istat: per Macerata si tratta di un costo aggiuntivo di 443 euro, contro i 376 di Ascoli, i 355 di Ancona, i 413 della media marchigiana e i 401 della media italiana.

Ad incidere sono soprattutto i prezzi del cosiddetto carello della spesa, vale a dire i beni alimentari e le bevande non alcoliche, ma anche la spesa per la casa e per avere accesso ai servizi, in primis quelli sanitari: secondo il rapporto Gimbe, le Marche sono al terzo posto in Italia (dopo Sardegna e Lazio) per numero dei cittadini (poco meno del 10% del totale) che rinunciano alle prestazioni sanitarie. Quelli che vi accedono, spesso per avere una prestazione in tempi decenti devono pagare, sia che si rivolgano alla struttura pubblica (la cosiddetta attività Intramoenia), sia che invece ricorrano a strutture private.

In entrambi i casi si tratta di esborsi pesanti, specie se riguardano taluni esami diagnostici. In testa alla graduatoria nazionale c’è Bolzano, dove l’inflazione tendenziale, +2,3%, la terza maggiore d’Italia ex aequo con altre città come Venezia e Napoli, si traduce nella maggior spesa aggiuntiva su base annua, di 763 euro per una famiglia media. Medaglia d’argento per Siracusa che, con +3%, registra l’inflazione più alta d’Italia, ma con un incremento di spesa annuo lievemente inferiore, pari a 695 euro a famiglia. Sull’altro fronte della classifica, la città più virtuosa è Olbia-Tempio, dove con +0,8%, l’inflazione più bassa d’Italia ex aequo con Parma e Lodi, si ha un aumento annuo di 159 euro. Al secondo posto Sassari, +0,9% e un maggior costo della vita di 179 euro. Medaglia di bronzo per Benevento, +0,9% e +199 euro.