Lo sciopero dopo il no al confronto

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Maria Letizia

Fucci*

L’Assemblea della Associazione nazionale magistrati ha sostenuto e deliberato con convinzione la necessità di proclamare uno sciopero contro la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm presentata dalla ministra Cartabia e poi stravolta dagli emendamenti sostenuti da alcune delle forze politiche. In quell’Assemblea abbiamo indicato i punti più critici: la separazione pressoché radicale delle funzioni; l’istituzione del fascicolo della performance del magistrato, destinato a rilevare e sanzionare acriticamente ogni ‘rilevante anomalia’ che evidenzi la divergenza tra i provvedimenti emessi dal Pm e dal giudice e gli esiti del giudizio; l’introduzione di due nuove ipotesi di illecito disciplinare caratterizzate dall’assoluta astrattezza e mancanza di tassatività e quindi idonee a sottomettere i magistrati a giudizi e sanzioni arbitrarie e potenzialmente strumentali, dai quali emerge un disegno volto a connotare in senso gerarchico i rapporti tra magistrati, che per dettato costituzionale si distinguono solo per la funzione esercitata; l’introduzione di un sistema elettorale del Csm che non consentirà di scegliere l’eletto tra i colleghi più stimati nel territorio. Riteniamo di dovere scioperare, anche se è stata una scelta molto difficile, perché queste norme, volte ad alterare la fisionomia costituzionale della magistratura, sono state introdotte senza alcuna interlocuzione con la magistratura stessa. Convinti della centralità della magistratura e della funzione giudiziaria come difesa della democrazia, come magistrati della Repubblica italiana, fedeli al giuramento prestato, continueremo a tutelare i diritti dei cittadini, a garantire un controllo di legalità, con onestà intellettuale, lealtà alle leggi e indipendenza, rispondendo all’interesse dei cittadini.

*Sostituto Procuratore

e presidente Sezione Distrettuale Anm di Ancona