"Lo smart working? L’ho lanciato nel Settecento per le mia azienda"

Gli alunni hanno immaginato Francesca Sulis (1716-1810) raccontare la sua storia: alle donne ho dato un telaio con cui lavorare a casa

"Sono nata – racconta Francesca Sulis (1716-1810) – in una famiglia benestante, ma pur sempre donna, nella Sardegna del 1716, poco prima che entrasse a far parte del regno dei Savoia. La mia terra d’origine stava vivendo un momento di incertezza politica, vessata da arretratezza e banditismo. E non dimentichiamo che era una terra rurale e patriarcale. Rimasi orfana di mia madre a un anno e, dopo un’infanzia trascorsa nelle selvagge campagne di Muravera, mi trasferii a Cagliari, dove avrei coltivato la passione per il disegno e la realizzazione di vestiti. Nel 1735 mi sottomisi a un matrimonio combinato, con Piero Sanna Lecca, giureconsulto del re. Mio marito ebbe verso di me un atteggiamento inconsueto per l’epoca, mi incoraggiò a perseverare nel desiderio di portare avanti quella che diventerà un’attività di manifattura tessile di alta qualità, garantendomi, addirittura, un’adeguata consulenza legale per siglare importanti accordi commerciali. Consapevole delle difficoltà che avrei incontrato, ma sostenuta da una forte energia che trovai dentro di me, decisi di impiantare nei terreni ereditati da mio padre l’intera filiera produttiva di tessuti pregiati. Mi venne anche incontro una legge agraria che favoriva la coltivazione del gelso, cibo prezioso per i bachi da seta. Quello che tanti miei sostenitori chiamarono talento creativo mi permise di trasformare un’attività tessile a conduzione familiare in una manifattura con 750 dipendenti. Fondai un laboratorio all’avanguardia nella casa ereditata da mia madre, nei pressi di Cagliari, dove i lavoranti venivano formati diventando operai specializzati, una figura sconosciuta nell’Italia pre-industriale. Decisi anche che nella mia azienda non avrei promosso il lavoro minorile e avrei concesso alle mie lavoranti quello che voi oggi chiamate “smart working“. Per questo, donai loro un telaio domestico per tessere a domicilio, così che potessero conciliare famiglia e lavoro. Credevo con tutta me stessa che fosse importante per le donne guadagnarsi dignitosamente un reddito proprio. So che per voi è scontato, ma io sono figlia del Settecento. E vi assicuro che queste idee non erano molto diffuse nella mia epoca. Non nascondo che presi parte anche a varie battaglie, tra cui quella contro lo sfruttamento della popolazione sarda. Tra i ricordi più belli spicca il periodo in cui, trentenne, grazie anche all’appoggio del conte milanese Giorgio Giulini, folgorato dalle mie creazioni, organizzai quella che forse sarebbe stata la prima sfilata di moda al mondo al Circolo dei nobili di Milano, a due passi dal Castello Sforzesco. Non per vantarmi, ma i miei abiti conquistarono persino la zarina Caterina di Russia".

Ludovica Alessandrini

e Lucrezia Tasso II G