Lo strazio dei familiari di Bigoni "Vogliamo giustizia per Luciano"

Riconosciuta la salma del marittimo di origini civitanovesi. Continuano le ricerche dei due dispersi. Gli avvocati: "Non si è vista l’assistenza dello Stato e dei privati nei confronti dei parenti delle vittime"

Migration

"I familiari sono distrutti, chiedono giustizia e sono anche molto scioccati. Devo dire che tutta questa assistenza da parte di chi avrebbe dovuto fornirla, e non parlo solo dello Stato ma anche dei privati, non mi pare ci sia stata". Lo dichiara l’avvocato Antonio Vito Boccia, che assiste con il collega Antonio Cosentino la moglie e le figlie del 65enne Luciano Bigoni, una delle tre vittime accertate del naufragio del rimorchiatore Franco P, avvenuto la sera di mercoledì scorso a circa 50 miglia dalla costa pugliese. Bigoni era nato a Civitanova, dove vivono ancora molti suoi parenti, ma si era trasferito da tempo ad Ancona. I familiari del 65enne sono a Bari da ieri dove hanno dovuto fare il riconoscimento del corpo del loro caro. "Il timore – aggiunge l’avvocato Boccia parlando dell’indagine penale sul naufragio – era che il procedimento potesse essere trasferito fuori dall’Italia, perché il naufragio pare che sia avvenuto in acque contigue a quelle marittime della Croazia. Quindi, sapere che la Procura di Bari si è ritenuta competente ci dà almeno la certezza che il procedimento inizierà". Ieri nell’istituto di medicina legale del Policlinico di Bari sono state formalmente riconosciute anche le altre due salme: si tratta del 58enne di Ancona Andrea Massimo Loi e del 63enne di origini tunisine e residente a Pescara Jelali Ahmed. Continuano le ricerche dei due dispersi, i due marittimi pugliesi, entrambi di Molfetta (Bari), Mauro Mongelli di 59 anni e Sergio Bufo di 60 anni. Intanto ci sono le prime due persone iscritte, come atto d’ufficio, sul registro degli indagati per il naufragio. Si tratta del comandante del rimorchiatore, Giuseppe Petralia, 63enne di Catania tuttora in ospedale, e del legale rappresentante della Ilma di Ancona, armatore e proprietario del Franco P. e del pontone, Antonio Santini, romano di 78 anni. Il fascicolo aperto dalla Procura di Bari è per concorso in naufragio e omicidio colposo plurimo. Nel frattempo ieri intorno alle 8, il pontone è arrivato al porto pugliese trainato dal rimorchiatore Paul. Gli 11 marittimi a bordo sono stati accompagnati in Capitaneria per essere ascoltati, mentre il pontone è stato posto sotto sequestro probatorio. Il pontone viaggiava a traino del Franco P. e il decreto di sequestro riguarda anche quest’ultimo, seppur si trovi a mille metri di profondità. All’interno vi è inoltre la scatola nera, ma il recupero sarà impegnativo. Tutti i componenti l’equipaggio si trovano in buone condizioni di salute, mentre per i familiari dei marinai deceduti è a disposizione il supporto psicologico della Croce Rossa. Per cercare di fare un minimo di chiarezza sulla tragedia, si confida nelle testimonianze dei marinai del pontone, unici testimoni oculari. La testimonianza principe sarà però quella del comandante del Franco P. non appena le sue condizioni di salute glielo permetteranno.