
Arianna Orazi, oggi libera, e il figlio Enea Simonetti, in carcere
Omicidio di Rosina: fissata l’udienza in Cassazione. Il 24 aprile i giudici della suprema corte decideranno se confermare oppure no la sentenza della corte d’assise d’appello di Ancona del 10 luglio scorso, che aveva ribaltato le conclusioni della sentenza di primo grado sul delitto della 78enne Rosina Carsetti, uccisa la vigilia di Natale del 2020.
La figlia Arianna Orazi (scagionata per l’omicidio in primo grado) era stata condannata all’ergastolo, il nipote Enea Simonetti a 27 anni e il marito Enrico Orazi a quattro anni e sei mesi per maltrattamenti in famiglia e simulazione di reato.
Quella sera, dalla villetta di Montecassiano era partita una richiesta di aiuto per una rapina: Arianna Orazi raccontò ai carabinieri che, mentre Enea era a fare la spesa, uno sconosciuto era entrato in casa, aveva legato lei e il padre, aveva ucciso la madre e poi aveva preso i soldi in casa. I carabinieri non ci avevano creduto neanche un istante: tutti e tre erano stati accusati di omicidio premeditato, maltrattamenti in famiglia e altri reati.
In primo grado, Simonetti era stato condannato all’ergastolo, mentre marito e figlia di Rosina erano stati condannati a due anni per simulazione di reato. Il processo però è passato in appello, dove la corte ha voluto risentire 17 testimoni, amici e conoscenti di Rosina. Questi hanno ribadito che l’anziana aveva paura per la propria incolumità, e si era rivolta a un centro antiviolenza, dove sarebbe andata il 27 dicembre. Questo era stato il movente del delitto, come sostenuto anche dal procuratore generale che aveva chiesto l’ergastolo sia per Arianna che per il figlio Enea.
Il ricorso in Cassazione è stato presentato sia da Orazi (difesa dall’avvocato Olindo Dionisi) che da Enea (difeso da Valentina Romagnoli e Andrea Netti).