Long Covid, problemi al cuore. "Anche tra i più giovani"

Stanchezza e disturbi cardiaci i problemi più frequenti: 800 persone trattate dal dipartimento di Riabilitazione Catalini: "Ci sono 40enni che prima andavano in bici e ora non riescono ad affrontare neanche salite lievi"

Long covid

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Macerata, 10 aprile 2022 - Guarire è sempre il primo obiettivo. Nel caso del Covid, però, talvolta non basta. Nel senso che la malattia può lasciare un insieme di disturbi che persistono anche dopo che è stata vinta l’infezione. Una condizione chiamata Long Covid, una sindrome post-virale che può debilitare una persona sotto molti aspetti anche per parecchio tempo dopo l’eliminazione del virus dall’organismo.

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Lo staff del dipartimento di Riabilitazione, guidato da Giorgio Caraffa
Lo staff del dipartimento di Riabilitazione, guidato da Giorgio Caraffa

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"Il sintomo sicuramente più diffuso è l’astenia, una pesante sensazione di stanchezza e affaticamento, molto più evidente rispetto a quella che pure si presenta in altre malattie virali. Persone che non riescono più a fare quello che facevano prima", sottolinea Roberto Catalini, direttore dell’Unità operativa complessa di Medicina interna all’ospedale di Macerata. "Ma ci sono effetti che durano molto a lungo e possono diventare cronici – prosegue – specie in chi ha contratto la malattia con associata una polmonite che, non di rado, provoca una fibrosi con un danno permanente. Così, tanto per fare un esempio, abbiamo avuto pazienti relativamente giovani, quarantenni e cinquantenni che prima della malattia andavano spesso in bicicletta e che, dopo la guarigione, non riescono ad affrontare salite anche lievi".

Altro aspetto è quello dell’insorgere di miocarditi che talvolta passano, altre volte restano. "E c’è anche chi lamenta una difficoltà di concentrazione, una specie di nebbia mentale, che crea non poco disagio, e chi presenta disturbi di ordine psicologico", sottolinea Catalini. Proprio per questo, però, sarebbe necessario seguire, o meglio, rivedere questi pazienti anche a distanza di tempo per un’attività di screening. "Sarebbe utile e importante allestire un ambulatorio dedicato post Covid. In questo modo potremmo richiamare i pazienti, vedere come la loro condizione si è evoluta, per capire ancora meglio i postumi della malattia e approntare i percorsi di trattamento più adeguati". Obiettivo per raggiungere il quale – però – servono risorse, umane e finanziarie, al momento non disponibili.

Giorgio Caraffa, direttore del dipartimento di Riabilitazione dell’Area vasta 3 di Macerata, insieme al suo staff, dal 20 marzo 2020 ad oggi, ha seguito sia nella fase acuta (in ospedale) sia nelle altre, circa 800 pazienti Covid. "Abbiamo avuto a che fare con persone con difficoltà respiratorie e con debolezza muscolare tanto da non riuscire a stare in piedi e a camminare, problemi per affrontare i quali si è reso necessario un periodo di riabilitazione che va da un mese anche a parecchi mesi", spiega.

Il lavoro più difficile è quello che è stato svolto in ospedale, che iniziava subito, quando i pazienti erano ancora positivi. "In molti casi – prosegue Caraffa – abbiamo registrato disturbi neuropsicologici, come depressione e ansia, associati alla paura di non riuscire a riprendersi. Abbiamo agito lungo tre direttrici – respiratoria, motoria e neuropsicologica – in particolare facendo svolgere al paziente esercizi specifici per migliorare la dinamica della respirazione e il riequilibrio dell’assetto muscolo-scheletrico. Abbiamo avuto anche pazienti che, a causa della posizione assunta durante la degenza, erano andati incontro alla paralisi del nervo sciatico popliteo esterno, che comanda il movimento della flessione dorsale del piede e che, quindi, non riuscivano a camminare". Nella maggior parte dei casi la riabilitazione in ospedale, proseguita poi all’esterno, ha prodotto i suoi effetti. Ma c’è chi, a distanza di mesi, o anche dopo un anno, lamenta ancora, magari informa attenuata, gli stessi disturbi.