Pierfrancesco
Giannangeli
Ancora un colpo ai sentimenti arriva dalla cosiddetta modernità. E come accade per le mezze stagioni, anche le vecchie, care certezze, non ci sono più, o perlomeno vacillano. Dall’altroieri il Paese che l’ha inventata, la Francia, ha rinnegato l’ora esatta che una voce al telefono diceva agli utenti, senza possibilità di replica o di eventuali complotti rilanciati da qualche buontempone sui social. Non si poteva discutere o mettere in dubbio infatti quella voce, ferma, determinata, ma nello stesso tempo rassicurante, perché sapevi che stava lì, di giorno e di notte, col solleone o con la neve. Tu, muto, chiedevi, lei, interpellata, rispondeva con una precisione al secondo. Servizio nato Oltralpe nel 1929, per quattro anni fu portato avanti da personale in carne e ossa, poi, nel 1933, venne introdotta la voce automatica e però famosa, quella di Marcel Laporte, una star della radio francese dell’epoca. Adesso non risponde più nessuno e chi vuole sapere esattamente che ora sia deve collegarsi al sito dell’Osservatorio di Parigi.
In Italia per fortuna un paio di operatori ancora forniscono il servizio e, come ha raccontato il quotidiano la Repubblica qualche giorno fa, pare che ci sia ancora chi ne usufruisce. È una notizia tranquillizzante, significa che certe abitudini che vengono da lontano sono ancora radicate, nonostante l’incombere di cellulari e altri aggeggi infernali che l’ora esatta te la spiattellano ogni volta che tocchi lo schermo. Anzi, non è solo tranquillizzante, ma è proprio un’ottima notizia per chi come noi attende con ansia martedì, il 5 luglio, il giorno del quarantennale di Italia-Brasile 3-2, la partita del millennio scolpita dai tre gol di Paolo Rossi e dalla pipa di Enzo Bearzot, per rivivere quel pomeriggio con gli amici dell’epoca, gli amici di una vita, quelli che si erano ritrovati nel salotto di casa inconsapevoli di vivere la Storia. Perché ricordare il passato definisce chi siamo, mai dimenticarlo.