Alessandro
Feliziani
Da oggi le nostre giornate saranno scandite dall’ora legale. Un tempo era frequente
pronunciare il proverbio “San Benedetto (21 marzo), la rondine sotto il tetto”, ma
ormai, anziché l’equinozio di primavera, è il cambio dell’ora nell’ultima domenica di
marzo a ricordarci l’inizio della bella stagione. Ci attendono ben sette mesi di giornate
più lunghe e la possibilità
di sfruttare al massimo
la luce del sole.
È dal 1966 che, per ridurre il consumo di energia elettrica, in Italia vige il sistema dell’ora legale. Negli anni, però, oltre a mantenere tale basilare funzione, l’ora legale ha fatto bene soprattutto al turismo, tant’è che gli operatori turistici ne sono i maggiori sostenitori.
Tenere l’orologio in avanti di sessanta minuti è tuttavia un beneficio per tutti e non
solo nei giorni di vacanza. Poter andare per qualche ora in spiaggia dopo l’uscita dal
lavoro, avere più ore di luce per una escursione sui Sibillini, godere dei colori della
campagna con il sole radente del tardo pomeriggio, passeggiare per la città evitando la calura delle ore centrali del giorno e poter cenare all’aperto all’ora del tramonto sono vantaggi che ripagano ampiamente del piccolo scompenso che il fisico a volte avverte per uno o due giorni dopo il cambio dell’ora: un mini “jet-lag” non
paragonabile a quello che si prova volando in aereo per una vacanza alle Maldive. E
poi avere giornate più lunghe, con la possibilità di una maggiore esposizione alla luce
del sole, fa bene anche all’organismo.
Nonostante queste utilità, il cambio dell’ora è diventato argomento di discussione nell’Unione europea. Gli Stati del Nord, dove in estate la notte è già troppo breve, vorrebbero abolire l’ora legale, mentre alcuni paesi che si affacciano sul Mediterraneo vorrebbero addirittura adottarla per tutto l’anno. Altri ancora propongono di lasciare libertà di scelta ai singoli governi. E mentre il dibattito a livello europeo continua, noi, intanto, godiamoci il sole dei mesi a venire.