Spari a Macerata, Luca Traini accusato di strage, in casa aveva il Mein Kampf

Il ventottenne è in cella a Monteacuto, lo stesso carcere dove si trova il nigeriano accusato della morte di Pamela Mastropietro. Il legale: "Incapace di intendere"

Luca Traini, 28 anni, esce nella notte dalla caserma dei carabinieri

Luca Traini, 28 anni, esce nella notte dalla caserma dei carabinieri

Macerata, 4 febbraio 2018 - Lucido, calmo, determinato e per nulla pentito. Ha reso “ampie ammissioni spontanee”, Luca Traini, 28 anni, che ieri ha impugnato la sua pistola Glock e ha sparato all'impazzata in giro per Macerata colpendo e ferendo, per fortuna non mi maniera mortale, 6 persone, tutte di colore, tutte scelte a caso.

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Ha spiegato che la decisione di usare la pistola, per la quale aveva un porto d'armi per uso sportivo, è maturata dopo gli orrori letti sulla morte di Pamela Mastropietro e che non ne è pentito, anzi, ha ribadito il concetto espresso subito l'arresto: “Ho fatto quello che andava fatto”. Nella sua auto sono stati trovati molti proiettili ancora intonsi, segno che avrebbe potuto continuare a lungo.

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Ora è accusato di strage aggravata dalle finalità di razzismo – oltre che porto d'armi abusivo e altri reati minori - e si trova, ironia del sistema giudiziario, a Monteacuto, ossia lo stesso carcere di Innocent Oseghale, il nigenriano di 29 anni accusato di di omicidio, vilipendio e occultamento del cadavere della diciottenne Pamela, trovata fatta a pezzi e chiusa in due valigie. Traini e Osseghale sono ovviamente in due reparti diversi e l'italiano viene “tenuto accuratamente lontano anche dagli altri detenuti di colore”.

"E' lucido e determinato - dicono gli investigatori - non ha fatto passi indietro, non ha cambiato versione, non si è pentito neanche per un istante". 

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InTanto, le indagini non si fermano. Nel corso delle perquisizioni domiciliari, gli investigatori hanno trovato una copia del Mein Kampf, una bandiera con la croce celtica e altre pubblicazioni riconducibili all'estrema destra sono stati sequestrati dai Carabinieri a Tolentino, a casa della madre di Traini. Gli investigatori hanno anche sequestrato i computer dell'uomo per verificare se vi siano elementi utili alle indagini anche se, spiegano, i fatti sembrano abbastanza chiari.

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L'avvocato: "Incapace di intendere e di volere al momento del gesto"

"Il gesto si pone al di là di qualsiasi logica: la morte di Pamela ha creato un blackout totale nella sua mente. Un blackout che potrebbe configurare l'incapacità di intendere e di volere al momento del gesto stesso", sono le parole dell'avvocato Giancarlo Giulianelli che da ieri sera assiste Traini. Il legale ha annunciato che molto probabilmente chiederà una perizia psichiatrica e nominerà dei consulenti in vista dell'esame. Giulianelli ha poi sottolineato che Traini ha alle spalle un "vissuto di sofferenza" rintracciabile in una separazione tormentata dei genitori e nella storia finita male con una ragazza che, a dire dello stesso ventottenne, aveva problemi di tossicodipendenza.

All'avvocato, Traini avrebbe anche detto di non essere in cura da alcun psichiatra e che sarebbe stata una sua amica psicologa a diagnosticargli una personalità bipolare.  "Il gesto è gravissimo, non c'è nulla da dire - ha aggiunto Giulianelli - ma quello che mi ha sconcertato ancora di più sono i commenti che appoggiavano il gesto. Questo fa comprendere un malessere generale, che una parte della politica ha cavalcato e che un'altra parte della politica ha sottovalutato".

LA MANIFESTAZIONE - In centinaia sono scesi in strada per ai Giardini Diaz, a Macerata, per urlare no al "terrorismo fascista". Tra loro c'era anche Sammy Kunoun, il presidente della comunità nigeriana maceratese. "Questa era una città dell'accoglienza e oggi mi viene da piangere. Speriamo che abbassino tutti i toni e ragionino. Ma il problema è che in Italia e in Europa si vincono le elezioni sull'immigrazione".