Luca Traini, la vita in carcere tra palestra, giornali e tv

Raid xenofobo a Macerata, il 28enne richiuso a Montacuto. Sulle dita si era fatto tatuare la parola 'emarginato'

Luca Traini

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Macerata, 8 febbraio 2018 - I genitori di Luca Traini hanno chiesto di poterlo incontrare in carcere. La famiglia è sotto choc per il raid xenofobo di sabato (VIDEO), e malgrado i rapporti familiari turbolenti, adesso i genitori proveranno a stargli vicino. "Traini ha un tatuaggio sulle dita delle mani, la parola outcast, emarginato – riferisce l’avvocato difensore, Giancarlo Giulianelli –. Gli ho chiesto perché avesse messo quella parola, e mi ha spiegato di avere fatto quel tatuaggio non molto tempo fa, perché era così che si sentiva, all’epoca in particolare emarginato dagli amici, ma non solo. Questo per dare l’idea della persona con cui abbiamo a che fare".

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Per ora in carcere a Montacuto manifesta totale tranquillità, "si sente come a casa", ribadisce il difensore. Avendo avuto un regime di detenzione ordinario, ha diritto a uscire la mattina, quando ci sono alcune ore d’aria per i detenuti. Può frequentare la palestra, leggere i giornali e vedere la televisione. In futuro, potrà chiedere anche di lavorare in carcere, dove è possibile avere occupazioni in cucina, o come muratore o per le riparazioni. Si tratta però di un privilegio al quale Traini, appena arrestato, non può ancora accedere.

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Nel frattempo all’avvocato Giulianelli continuano ad arrivare offerte economiche in favore del 28enne maceratese, per sostenere le spese legali, offerte che lui peraltro respinge. "Qualcuno mi ha detto che non avrei dovuto parlare delle manifestazioni di sostegno per lui – riferisce ancora l’avvocato –. Ma io non vedo perché non dovremmo parlarne, visto che sono reali. Rischiamo di diventare la ‘città dei però’, come ho sentito in televisione: si sente dire troppo spesso ‘certo, è sbagliato quello che ha fatto, però...’ Non mi sembra il caso di sottovalutare questo stato di cose. Questo non significa che la città sia razzista, o che ci sia una deriva fascista, significa che c’è un disagio trasversale di cui bisogna prendere consapevolezza".

Per Traini, che non aveva mai avuto alcuna consulenza psicologica, va avanti la richiesta di consulenza psichiatrica per verificarne la capacità di intendere e volere. Lui continua a non manifestare alcun pentimento per quanto fatto, e si dice dispiaciuto solo per avere colpito una donna.

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