Luca Traini vuole risarcire le vittime della sparatoria di Macerata

Si cerca un accordo prima dell’inizio del processo

Luca Traini

Luca Traini

Macerata, 21 marzo 2018 - Un risarcimento, o quanto meno un indennizzo, per le persone rimaste ferite o danneggiate dalla sua sparatoria. E’ quanto sta iniziando a fare Luca Traini, il 28enne maceratese che lo scorso 3 febbraio ha dato vita a un raid punitivo, sparando dalla sua auto agli immigrati che incrociava per strada. Furono oltre due ore di puro terrore per la città, con sirene ovunque e l’ordine di non far uscire gli studenti dalle scuole. Per lui, accusato di strage, tentato omicidio plurimo e danneggiamento, aggravati dall’odio razziale, è stato fissato il giudizio direttissimo al 9 maggio, davanti alla corte d’assise di Macerata. 

«Ma per quella data – ha spiegato l’avvocato Giancarlo Giulianelli – vorrei provare a risarcire, o meglio indennizzare, le persone offese dalla sua sparatoria. Alcuni li ho già contattati, con altri lo sto facendo, provando a trovare un accordo. Traini aveva da parte qualcosa con cui possiamo provare a dare un qualche ristoro a chi è rimasto coinvolto in quel raid».

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La Glock calibro 9x21 ferì sei immigrati, per fortuna in modo non grave; un altro si salvò per pochissimo, trovandosi di fianco a uno di quelli finiti nel mirino del maceratese. Altri non si fecero neppure soccorrere dai medici, ma fcero perdere le loro tracce prima dell’arrivo delle ambulanze. Tra le persone danneggiate ci sono poi i titolari di negozi, bar e di una pasticceria sulle cui vetrine vennero scaricati uno o due proiettili da Traini. E infine c’è la segreteria del Pd: il 28enne infatti, passando con la sua Alfa davanti alla sede del partito, fece fuoco contro l’ingresso, e anche su quella porta a vetri è finito uno dei suoi proiettili.

Tra gli immigrati rimasti feriti, alcuni non avevano ancora il permesso di soggiorno; e per loro la procura si sta attivando affinché sia regolarizzata la loro permanenza in Italia. E oltre a questo, da Traini stesso parte un tentativo di ristoro per quanto subito. Il maceratese in realtà non si è mai detto pentito del suo gesto, rivendicato come necessario: «Ho fatto quello che andava fatto» ha dichiarato appena i carabinieri lo hanno fermato. 

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Solo nei confronti di una giovane nigeriana ha espresso parole di rammarico, dicendosi pentito di averla ferita. La sua sarebbe stata una reazione dopo il feroce omicidio della diciottenne romana Pamela Mastropietro, avvenuto pochi giorni prima, una specie di punizione contro gli spacciatori che avevano fatto del male alla ragazza in maniera tanto crudele.

Ma sul risarcimento per feriti e danneggiati il difensore, l’avvocato Giulianelli, procede senza esitazioni, così come ha fatto per far eseguire una perizia psichiatrica sul maceratese. La perizia, già depositata in procura, conclude per una semi infermità mentale di Traini, e questo gli darebbe un ulteriore sconto sulla pena finale, oltre a quello grantito dal fatto di aver scelto il processo con il rito abbreviato.

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