
Paolo Marzialetti della Praimar con Emanuele Frontoni, esperto di intelligenza artificiale dell’Università di Macerata
Il cuore del progetto ’Cappell.AI’ risiede nell’uso dell’intelligenza artificiale generativa per raccogliere e analizzare il più grande dataset di cappelli al mondo. È un’idea finanziata dalla Regione Marche che sta portando innovazione nel settore della moda. Così Emanuele Frontoni, professore di Informatica dell’Università di Macerata. A lavorare su questa iniziativa sono l’unimc e il distretto del cappello di Montappone, con la partecipazione di aziende come Paimar e Marini Silvano (Montappone), Ferruccio Vecchi e Cappellificio Cecchi (Massa Fermana), e il coinvolgimento di Adv Creativi per la comunicazione.
Questo sistema avanzato agisce come supporto alla creatività umana, aiutando i designer a sviluppare nuove collezioni. "L’AI ha bisogno di grandi quantità di dati per generare immagini creative – spiega Frontoni –. Per raccogliere questi dati, il sistema attinge a immagini provenienti da tutto il mondo: cappelli dal Giappone, dal Sud America, dai social media come Instagram, dai competitor e dai giovani designer. L’obiettivo è comprendere i trend e fornire strumenti innovativi per la progettazione di nuovi modelli". Attualmente, vengono scaricate circa 500mila immagini a settimana per addestrare i sistemi di intelligenza artificiale. Un passo avanti significativo che potrebbe ridefinire il rapporto tra tecnologia e creatività nel settore fashion.
"È un treno che non bisogna perdere, un’opportunità enorme per il mondo della moda e del lusso che in questi anni ha sofferto. ’Cappell.AI’ è un progetto imprescindibile proprio in questo momento di difficoltà per le nostre aziende, affinché possano arginare e ribaltare questa tendenza che rischia di far scomparire interi comparti e distretti produttivi, incluso quello del Cappello", interviene Paolo Marzialetti della Paimar, presidente nazionale settore Cappello e presidente Abbigliamento Confartigianato Imprese: "In prospettiva è un’occasione anche per i giovani: la forte vocazione manuale e artigianale dei nostri cappellifici va a implementarsi con i nuovi processi di digitalizzazione ed educazione ai temi legati alla sostenibilità all’interno delle nostre aziende, per cui è sempre fondamentale la collaborazione con gli istituti tecnici e professionali, oltre alla collaborazione con le Università, alla luce delle nuove e future applicazioni legate all’intelligenza artificiale".
Il progetto, attivo dall’autunno scorso, prevede la creazione di un primo cappello sperimentale che verrà messo in vendita per testare la reazione del consumatore. I primi risultati si avranno nella prossima stagione primavera/estate. "Il territorio sembra pronto a sperimentare: c’è la voglia di sfruttare la tecnologia per supportare l’essere umano – continua Frontoni –. Inoltre, in termini occupazionali, il progetto mira a rafforzare la capacità delle aziende locali di competere a livello globale: vogliamo aumentare la produzione manifatturiera di qualità e rendere il settore più attrattivo per i giovani designer".
Questo approccio ha anche un’importante valenza sostenibile: permetterà di ottimizzare la produzione in base alle reali richieste di mercato, riducendo il problema dell’overproduction. Il cappello rappresenta una nicchia ideale per sperimentare, ma in futuro si punta a estendere il modello ad altri segmenti della moda, come borse e calzature.