Macerata Racconta si prepara al gran finale Bignardi: "Le sfide sono state la mia passione"

Oggi e domani i due giorni di chiusura del festival. La giornalista presenta la sua ultima fatica: "I libri che mi hanno rovinato la vita". Tra gli ospiti del fine settimana anche Gino Castaldo, Serena Dandini, Michela Marzano e i dodici finalisti del Premio Strega

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di Lorenzo Monachesi

Partendo dalle passioni letterarie che l’hanno formata, Daria Bignardi si confessa in modo intimo, narrando a Macerata Racconta l’avventura temeraria e infaticabile di conoscere se stessi attraverso le proprie zone d’ombra. La scrittrice e giornalista sarà alle 18.30 al cinema Italia dove sarà presentata da Loredana Lipperini.

Bignardi, davanti al foglio bianco ha ripercorso e ripensato ai suoi anni, ha scoperto qualcosa di nuovo in questo viaggio dentro di sé?

"Forse sì, forse ho messo a fuoco un sentimento che non mi era chiaro, una predisposizione alla malinconia e al piacere di soffrire che si riverberava anche nelle mie scelte letterarie".

Perché la felicità spesso passa e vola via, mentre il dolore e i momenti difficili rimangono impressi così a lungo?

"Bella domanda: che fa quasi sembrare il dolore più interessante, visto che quel che rimane sembrerebbe più importante di ciò che è volatile e passeggero. In realtà tutto passa, e come scriveva Kurt Vonnegut, sarebbe meglio farci caso, quando siamo felici".

Cosa la spinge ad acquistare un libro di un autore che non conosce?

"È un impulso fatto di tante cose: titolo, copertina, editore, quello che c’è scritto sul retro, quello che ne ho sentito dire, il momento della vita in cui sono in quel momento...".

La sfida è il tema di Macerata Racconta: quali sono state le sue sfide che le hanno fatto superare i momenti difficili e guardare avanti con un altro sguardo?

"Le sfide sono state per moltissimo tempo la mia passione. Mi sembrava che valesse la pena di fare solo le cose difficili, e nuove. Un po’ sono ancora così, ma per fortuna molto meno. Oggi ci sto più attenta e rifletto di più, perché non tutte le sfide valgono la pena di essere accettate".

Le crea ansia il giudizio dei lettori dopo l’uscita del libro?

"Dura ventiquattr’ore, poi sparisce. All’ottavo libro so di poter contare su lettori fedeli, che conoscono e aspettano la mia voce. E poi so che non si può piacere a tutti".

Il titolo "I libri che mi hanno rovinato la vita" può essere una valida risposta agli inviti di genitori o insegnanti a leggere, perché la lettura può essere solo un giovamento?

"Kafka scriveva nei suoi diari che i libri devono mordere e pungere. Ma non si può leggere per forza o per dar retta ai genitori. Se qualche ragazzo prenderà il mio titolo come scusa per non leggere me ne prendo la responsabilità!".

Lei è una lettrice vorace, in cosa era guidata nel momento della scelta?

"Da ragazzina leggevo semplicemente tutto quel che trovavo! Ero una lettrice compulsiva e bulimica. Per fortuna mia madre aveva a studiato Lingua e Letteratura russa e francese a Venezia e poi a Urbino e in casa c’erano tutti i classici. Se ci fossero stati gialli o libri storici o scientifici forse avrei letto quelli, chissà".