"Malati di Parkinson in attesa delle dosi Ma per noi il tasso di mortalità è doppio"

La denuncia di Mauro Caporalini: dimenticati da tutti. Rischiamo più degli altri, però non siamo considerati pazienti fragili

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di Giorgio Giannaccini

Mauro Caporalini, 64 anni, portorecanatese di nascita ma da oltre 30 anni residente a Macerata, lavora come impiegato al Cosmari, e malgrado sia affetto da quasi tre anni dalla sindrome di Parkinson dovrà aspettare l’inizio dell’estate per sottoporsi al vaccino anti-Covid. Infatti, i malati di Parkinson, non sono a oggi considerati dalla sanità italiana come soggetti fragili, cioè tra quelli che hanno priorità per la somministrazione del vaccino. Per questo l’uomo, insieme alla moglie Sandra Bartolucci, dirigente psicologo dell’Asur, ora in pensione, si sta battendo affinché tutti i malati di Parkinson e parkinsonismo possano vaccinarsi a stretto giro.

"Circa 20 giorni – spiega Caporalini – mi sono informato con il neurologo e il cardiologo che mi seguono, per sapere se avevo possibilità di vaccinarmi subito. Allo stesso tempo mi sono rivolto anche al medico di base, ma la risposta di tutti e tre è stata la stessa: no, perché i malati di Parkinson non rientrano nella categoria dei soggetti fragili. Quindi, in base al criterio dell’età, avrei diritto alla somministrazione solo a giugno. Questo, nonostante io lavori in una struttura con 600 persone, dove il rischio di contagio è alto. Tra l’altro – aggiunge Caporalini –, il Parkinson è la seconda malattia neurologica più diffusa in Italia (in tutto sono 300mila malati), e mi pare assurdo dimenticarci così".

Caporalini spiega poi che "l’Accademia Limpe-Dismov (che studia la malattia di Parkinson) ha di recente reso noto che gli affetti da questo male, in caso di infezione da Covid, hanno una tasso di mortalità doppia rispetto a una persona sana. Non solo, prendere il virus sarebbe distruttivo per noi, in quanto le palestre sono chiuse e i centri di riabilitazione contingentati. Il Parkison colpisce gli arti e riduce le capacità motorie, e in questo momento ci complica molto la vita. Spesso ho dolori alle gambe, e sono invalido al 70%. Cerco di vivere il lavoro senza paura, ma sono consapevole del grosso rischio di contrarre il Covid".

"Di recente – aggiunge la moglie Sandra Bartolucci – la Fondazione Grigioni ha sollevato la questione, ossia concedere il vaccino a chi ha il Parkinson e le patologie di parkinsonismo. Abbiamo voluto sollevare il caso non in modo egoistico, per far sì che il vaccino venga somministrato solo a mio marito Mauro, ma a tutti i malati di Parkinson. Nella mia carriera di psicologa dell’Asur mi sono occupata per anni di disabili, e conosco bene le loro problematiche. Come è stato giusto dare priorità ai malati di Sla, e altrettanto importante non perdere di vista chi soffre di altre malattie degenerative come questa, e assicurare il vaccino anche al personale che assiste queste persone".