"Maria viveva per il suo Michele È inaccettabile ciò che è successo"

Il giorno dopo l’omicidio, la comunità settempedana è sotto choc. I precedenti del 2014 e del 2017. L’inquilino del piano superiore: "Non ho sentito niente, mai avrei potuto immaginare qualcosa di simile"

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di Lucia Gentili

È sconvolta la comunità di San Severino. All’indomani della tragedia i concittadini di Maria Bianchi e Michele Quadraroli riflettono con dolore su come sia potuto accadere. A partire dal vicino Renzo Giusepponi, di 94 anni, che abita nella stessa palazzina di via Raffaello Sanzio in cui si è svolto l’omicidio, al piano di sopra. "Domenica non ho sentito niente – spiega –. Né tantomeno mi sarei mai immaginato qualcosa di simile. Solo cinque mesi fa ricordo di aver sentito urlare, ma Maria era uscita sul pianerottolo per rassicurarci con un "non è niente", dicendo quei rumori venivano dalla strada. Non so se lo copriva. So solo che viveva per il figlio Michele. E, parlando, mi aveva confidato che un po’ la vecchiaia la preoccupava, non essendoci più neanche il marito (Orlando, deceduto anni fa, ndr), ma non aveva aggiunto altro". "Questa morte è stata sì improvvisa, ma è stata inaspettata fino a un certo punto – aggiunge un cliente abituale del bar gestito da madre e figlio, il 76enne Giovanni Scarponi –. Maria è stata una grande donna, ha sofferto molto in vita. Lei cercava di salvare Michele, di tenerlo sotto controllo". Scarponi, terremotato che ha trovato sistemazione in un altro appartamento della zona, si recava nel locale tutti i giorni. Pensa anche al cagnolino di Maria e Michele, dal quale, secondo le ricostruzioni, sarebbe scaturita la lite. "Stava sempre con loro – aggiunge il cliente –, ora è stato portato in canile". "Siamo tutti addolorati – dichiara Luca Bonifazi, del Bar Centrale –. Nel settore Maria è stata sempre una grande lavoratrice. Il figlio si vedeva in giro, era un tipo taciturno ma mai aveva manifestato comportamenti particolari". "È strano pensare che in una cittadina come la nostra, con 12mila abitanti, possa succedere questo", interviene un ragazzo. E il pensiero va al delitto del piccolo Simone Forconi ucciso dalla madre la sera della vigilia di Natale 2014; all’omicidio-suicidio del luglio 2017, quando Giuseppe Bordoni (anche lui con problemi di natura psichica) uccise la madre Santa Bianchini e poi si tolse la vita. Michele, con disturbi psichiatrici, era seguito da una professionista del settore privato. "Bisognerebbe migliorare la rete di protezione intorno alle famiglie colpite da questo problema. Senza dare giudizi, di fronte alla delicatezza di queste storie", aggiunge un settempedano. "È importante parlare delle malattie mentali", riflettono due ragazze del posto, Emanuela Bartolomucci e Chiara Stefanelli, la quale ieri saputa la notizia dice di aver avuto un "crollo". Anche se il bar di via Sanzio era un punto di aggregazione, un’istituzione, soprattutto per le persone di una certa età, la frase "ecco i soldi, va a prendere il gelato da Maria" è stata detta a tante generazioni. Era anche un luogo per darsi appuntamento. Chiara e Emanuela oggi hanno l’età che avrebbe dovuto avere il piccolo Simone. "Perché succede tutto questo? – si chiedono le due ventenni – Maria era la persona più gentile del mondo e il figlio sembrava un tipo tranquillo. Non ce ne capacitiamo".