Martellate alla ex, condannato a 14 anni

Agguato fuori da una discoteca di Montecassiano, lei venne prima investita con l’auto. Lui è in carcere

Resnik Habibaj

Resnik Habibaj

Montecassiano (Macerata), 22 novembre 2018 – Condannato a 14 anni di reclusione, per aver ridotto in fin di vita la moglie colpendola alla testa con un martello. Questa la condanna emessa ieri per Resnik Habibaj, 56enne muratore albanese, processato con il rito abbreviato. L’uomo dovrà anche risarcire subito con 200mila euro la moglie, 42 anni, tuttora ricoverata al Santo Stefano completamente paralizzata, e con 50mila euro a testa i due figli, in attesa che sia fissato dal giudice civile il risarcimento complessivo.

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La sentenza emessa ieri pomeriggio riguarda il fatto avvenuto il 27 ottobre dell’anno scorso. Habibaj e la famiglia vivevano da anni a Pollenza. Poi però la donna, sarta e cameriera, quando i figli erano ormai grandi aveva deciso di lasciare il marito, burbero e violento, e si era separata. Una decisione che lui non aveva accettato, e che credeva di poter ostacolare con la forza, pedinandola e tormentandola, tanto che lei lo aveva denunciato e per lui era scattato il divieto di avvicinamento. Quella sera la donna era andata con un’amica al Liolà di Montecassiano, per partecipare alla prima lezione di un corso di ballo a cui si voleva iscrivere.

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Quando aveva visto arrivare l’ex marito si era subito allarmata, temendo che lui volesse fare qualche pazzia. Aveva anche chiesto all’amica di accompagnarla nel parcheggio, per vedere cosa stesse accadendo. Fuori dal locale, Habibaj l’aveva prima investita con l’auto. Poi era sceso, aveva preso dal bagagliaio un grosso martello da muratore e l’aveva colpita alla testa. Erta stata chiamata la polizia, e Habibaj era stato arrestato per tentato omicidio, mentre la ex moglie veniva portata in condizioni disperate prima a Macerata e poi a Torrette.

Ieri per lui si è tenuto il processo con il rito abbreviato. Agli atti, anche una consulenza affidata dal giudice Domenico Potetti allo psichiatra Gianluigi Innocenti, secondo il quale l’albanese era del tutto capace di intendere e di volere. Il pm Claudio Rastrelli ha chiesto dunque la condanna a 16 annni di reclusione. Alla richiesta si è associata l’avvocatessa Cristina Servi, parte civile per la donna e i due figli. Il difensore dell’imputato, assistito dallo studio Galeazzi, ha invece insistito sull’incapacità di intendere e di volere dell’uomo. Il giudice alla fine gli ha imposto la pena di 14 anni. Contro la sentenza l’imputato potrà fare appello. La donna, sopravvissuta per miracolo, ha avuto un minimo recupero dopo l’aggressione. è paralizzata e non parla, ma reagisce agli stimoli.