’Matelica verdicchio’ carta vincente

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Mauro

Grespini

Investite in vino, male che vada potrete sempre berlo...: la vecchia battuta di Gianni Agnelli sembra vivere un’intramontabile attualità. Difatti, con Borse in crisi, recessione alle porte, materie prime impazzite, inflazione alle stelle, oro e preziosi in altalena, molti riscoprono un vecchio adagio: il vino non solo migliora invecchiando, ma acquista valore, anche dal punto di vista economico. Almeno per le bottiglie migliori e più rare. Peraltro il vino, essendo un bene deperibile e non uno strumento finanziario, porta a un investimento esente da tasse. Insomma speculazioni in crescita. Ma c’è anche chi vede nel settore una fonte di redditività e ci investe pure nel nostro territorio. Di ciò “si son fatti persuasi“ (parafrasando Montalbano) i produttori del verdicchio matelicese, pronti ad aprire una nuova fase per traghettare nel mondo l’immagine del loro vino Docg e Doc che non si chiamerà più "Verdicchio di Matelica", bensì "Matelica verdicchio", alias il "Matelica". La denominazione è marcatamente territoriale e connota meglio le caratteristiche del prodotto – innanzitutto rispetto al ’fratello’ Verdicchio dei Castelli di Jesi – associandolo al valore più importante di un’azienda vinicola: la terra, la vigna, dove tutto nasce. Parliamo della sinclinale camerte, l’unica grande vallata che non scende verso il mare, restando interna, a ridosso dell’Appennino, con terreni e clima particolari.

Il progetto è chiaro, la linea di investimento è tracciata. Ora servono sinergie e risorse per crescere e puntare tutto sulla qualità. Abbiamo in mano una carta vincente. Allora... Prosit!