Meno parlamentari, collegi allargati

Rischio elezioni politiche anticipate: con la riforma le Marche perderanno sei deputati e tre senatori

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di Alessandro Feliziani

La crisi politica rende improvvisamente possibile una scadenza anticipata della legislatura, con eventuali elezioni all’inizio dell’autunno. Anche se la data del voto resta un’incognita, la certezza è la riduzione della rappresentanza politica nel futuro Parlamento. Una diminuzione che, nei fatti, penalizza di più quelle province, come Macerata, a basso indice demografico.

Il taglio del numero dei deputati (da 630 a 400) e dei senatori (da 315 a 200), pur finalizzato ad obiettivi condivisibili, rischia – in assenza di correttivi – di produrre anche effetti negativi.

Da un lato, infatti, consente all’Italia di allinearsi ai maggiori paesi d’Europa: Germania (circa 700), Gran Bretagna (650) e Francia (poco meno di 600), favorendo lo snellimento del processo decisionale e la riduzione (stimata in cento milioni di euro l’anno) del costo della politica. D’altro canto, però, la mancanza di correttivi all’unico requisito costituzionalmente previsto, ovvero la popolazione residente, fa sì che regioni con pochi abitanti subiscano una drastica riduzione della propria rappresentanza, con il rischio per alcune province di perdere la possibilità di avere un deputato o senatore di "riferimento". La riduzione dei parlamentari assegnati alle Marche: 10 deputati (sei in meno degli attuali) e 5 senatori (tre in meno) deve fare i conti con il sistema elettorale, che prevede un terzo dei seggi assegnati con il sistema maggioritario e il resto dei seggi attribuiti con il proporzionale. Il minor numero dei parlamentari da eleggere ha comportato una diversa "geografia" dei collegi, ridotti di numero, ma territorialmente più vasti. Dei 15 parlamentari da eleggere nelle Marche, quattro deputati e due senatori saranno eletti con il sistema maggioritario in altrettanti collegi uninominali, dove ciascun partito o coalizione potrà presentare un solo candidato e sarà eletto chi otterrà più voti. Nelle precedenti elezioni, quando i deputati da eleggere con i collegi uninominali erano sei, la provincia di Macerata concorreva ad esprimere due deputati, in altrettanti collegi. Quello di Macerata, dove nel 2018 è stato eletto Tullio Patassini e quello di Civitanova, in cui è stata eletta Mirella Emiliozzi. Secondo la nuova geografia elettorale, invece, l’intera provincia di Macerata esprimerà un solo deputato, per giunta con il concorso di quattro comuni dell’anconetano (Loreto, Numana, Sirolo e Castelfidardo). Per il Senato – quota maggioritaria – nel 2018 la provincia di Macerata (esclusi i comuni costieri) ha concorso a eleggere un senatore (Mauro Coltorti), insieme a gran parte della provincia di Ancona. Per le prossime elezioni il collegio sarà unico per tre province: Macerata, Fermo e Ascoli e, già nella scelta del candidato, non sarà facile conciliare le esigenze dei vari territori.

Il ruolo dei partiti sarà ancora più determinante nella composizione delle liste per l’elezione, con il metodo proporzionale, dei restanti nove parlamentari (6 deputati e 3 senatori). In questo caso il collegio è unico per tutte le Marche e il sistema delle liste bloccate, che tiene conto dell’ordine di presentazione dei candidati – nel 2018, ad esempio, l’ex sindaco di Visso, Giuliano Pazzaglini, è stato eletto proprio in virtù del fatto che era capolista della Lega – risulterà determinante per la rappresentatività di ogni singola provincia e dei tanti “campanili” che, nel bene o nel male, rappresentano la storia di una regione al plurale.