"L’altra notte dalle zone di montagna non arrivava nulla, anche internet era saltato. Ora per fortuna abbiamo ripreso i contatti, e anche se non ci sono miei familiari coinvolti vedo che il numero di morti sale". Omar Cherqaoui, il rappresentante degli immigrati in consiglio comunale, è arrivato in città dal Marocco, dove un terremoto di magnitudo 7 ha causato centinaia di vittime. Ora si sta attivando con i connazionali e le associazioni locali per mandare aiuti agli sfollati. "La zona dove vive la mia famiglia è a 200 chilometri a nord dal punto in cui c’è stato il terremoto – racconta –, quasi non lo hanno sentito. Ma lungo la fascia costiera fino a Casablanca lo hanno sentito benissimo. Da quanto so, pochi marocchini che vivono nel Maceratese sono di quella zona, non mi sembra ci sia qualcuno che ha avuto qualche disgrazia, almeno per ora. I danni maggiori sono stati a sud di Marrakech. Quella è una zona montagnosa, ancora non ci sono case antisismiche, la maggior parte sono in argilla, e sono crollate quasi tutte. Così come sono crollati gli alberghi, gli edifici più antichi". Ma il dolore maggiore ovviamente è per le vittime. "Il numero di morti sale, tra l’altro in quei posti non tutti i residenti sono censiti all’anagrafe. Una tragedia. Però si sta muovendo tutto il mondo per dare aiuto, e dato che c’era in corso il G20 se ne è parlato anche in quella sede e questo è importante. Per quanto riguarda la comunità locale, ci stiamo sentendo per organizzare qualcosa anche con le associazioni. Ci attiveremo sicuramente per aiutare quelle persone".
"Ho una coppia di amici proprio a Marrakech e gli zii a Rabat. Sono riuscita a parlare con loro e, grazie al cielo, stanno bene. Ma alcuni vicini non ci sono più". Sara Jaddi, trentenne di origini marocchine, vive da tanto tempo a Tolentino e lei stessa ha vissuto sulla propria pelle il terremoto del 2016; è una terremotata e vive ancora nell’area container. Dopo il devastante sisma in Marocco, ha cercato di mettersi in contatto con gli amici con cui è rimasta legata e con i familiari. "La preoccupazione è grande – dice – perché non sappiamo quello che succederà nei prossimi giorni. E la conta dei morti cresce di ora in ora. Continuo a sentire costantemente tramite Whatsapp le persone che conosco e si trovano in Marocco". Una famiglia (due adulti e un bambino) della nostra provincia, invece, venerdì sera si trovava a Marrakech per un viaggio organizzato; stava bevendo il tè quando ha sentito la terra tremare e ha visto la gente scappare. La notte stessa hanno dormito fuori dall’hotel e ieri sera nel bus. Avrebbero dovuto visitare un villaggio berbero che però è stato danneggiato dalle scosse. Il loro ritorno, come stabilito dall’inizio, è previsto per oggi.
Paola Pagnanelli
Lucia Gentili