PAOLA PAGNANELLI
Cronaca

Morto in carcere a vent’anni: "Voleva lottare per riabilitarsi, non meritava questa fine"

Ragazzo trovato senza vita nel penitenziario di Reggio Emilia, ora la famiglia chiede chiarezza. L’avvocato Giulianelli: "Dispiace che non possa più difendere le sue ragioni in appello".

Ragazzo trovato senza vita nel penitenziario di Reggio Emilia, ora la famiglia chiede chiarezza. L’avvocato Giulianelli: "Dispiace che non possa più difendere le sue ragioni in appello".

Ragazzo trovato senza vita nel penitenziario di Reggio Emilia, ora la famiglia chiede chiarezza. L’avvocato Giulianelli: "Dispiace che non possa più difendere le sue ragioni in appello".

"Dispiace che un ragazzo di 20 anni sia morto, prima di poter dimostrare che le accuse su di lui non erano tutte fondate, e che ora al suo nome resti legata una storia così brutta". L’avvocato Giancarlo Giulianelli parla con profondo rammarico del ventenne di Cingoli trovato morto sabato pomeriggio nel carcere di Reggio Emilia. Le cause della morte non sono ancora chiare, per questo la procura ha disposto un’autopsia, che sarà eseguita questa mattina. Il ragazzo era stato arrestato per una condanna per estorsione, relativa a un episodio avvenuto in provincia di Ancona. Era invece in corso un altro processo, sempre per estorsione, ai danni però di una minorenne: l’avrebbe costretta a pagare 300 euro, se non voleva che lui divulgasse alcune sue foto intime. Per questa accusa, il ventenne (di cui omettiamo le generalità a tutela della vittima) era stato condannato a cinque anni di reclusione, ma presto la vicenda sarebbe finita davanti alla corte d’appello.

"Avevamo elementi validi per dimostrare che la storia era piuttosto anomala, e che le cose non stavano proprio nei termini emersi in primo grado – commenta l’avvocato Giulianelli, che difendeva il ragazzo con il collega Alberto Rossi –. Per questo, dispiace ancora di più che ora non possa esserci modo di difendere le sue ragioni in appello: ormai il processo si è chiuso così. Questo ragazzo non lo meritava, non meritava che le sue questioni con la legge finissero prima di poter essere riabilitato, e di sicuro non meritava di morire. La mamma – aggiunge il difensore – si era sempre spesa tantissimo per lui, e ora per lei è motivo di grande amarezza che il figlio se ne sia andato in questo modo. Era un ragazzo che ha dovuto affrontare tante difficoltà, ma non doveva finire così".

La madre e i difensori escludono che il ventenne possa essersi suicidato, visto che anzi era piuttosto contento negli ultimi giorni: dopo diversi trasferimenti da un carcere all’altro, per via di alcune intemperanze, stava per tornare nelle Marche, riavvicinandosi alla famiglia. Il giovane era stato rinvenuto ormai cadavere dal compagno di cella, che aveva allertato la polizia penitenziaria. "Dai primi accertamenti – ha detto Francesca Bertolini, responsabile del Servizio inserimento socio lavorativo e area penale per l’organizzazione di volontariato Nuovamente di Reggio Emilia – sembra si possa essere trattato di un mix tra farmaci e alcol. Una cosa che spesso accade in questi luoghi. I farmaci in cella diventano merce di scambio tra detenuti, che se li fanno prescrivere magari per un mal di testa o perché insonni, e poi li barattano con i compagni in cambio di altri beni o denaro. Questi poi li assumono facendo un cocktail in grado di stordirli e fargli dimenticare il luogo dove si trovano e la situazione che stanno vivendo. Il ventenne non aveva problemi di salute noti, non pare però che ci siano nemmeno indizi che portino sulla strada del suicidio.

Il ragazzo è stato al centro delle preghiere nella messa delle 10 a San Pietro, nel centro di Reggio Emilia, la comunità è stata invitata a pregare per lui "morto in solitudine, lontano dai suoi affetti, in cella. Un ennesimo dramma umano avvenuto in carcere". "Spiace perché era giovanissimo – ha concluso Bertolini –. Non sappiano come sarebbe andata se si fosse trovato in un altro ambiente, con i soccorsi allertati in tempo utile, magari si sarebbe salvato, qui purtroppo se ne sono accorti quando ormai era troppo tardi per fare qualsiasi cosa. È l’ennesimo triste episodio di un essere umano che muore così, dietro le sbarre".