Muore a 51 anni, organi donati a cinque persone "Dal dolore è nata una generosità straordinaria"

Espianto di fegato, reni e cornee all’ospedale di Macerata: al lavoro un’equipe di cinquanta sanitari. Zompanti: la famiglia merita il nostro grazie

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di Franco Veroli

Per una persona che, purtroppo, se ne va, altre nascono per la seconda volta. Ieri, all’ospedale di Macerata, è stato effettuato un espianto multiorgano, il primo di quest’anno: la famiglia di Samuele Fioretti, 51enne di Villa Potenza, deceduto a causa di un malore, infatti, ha deciso di donare gli organi rendendo possibile il prelievo del fegato, dei reni e delle cornee. Fegato e reni sono stati trasferiti in strutture ospedaliere del nord per essere trapiantati in pazienti in lista d’attesa, mentre le cornee sono state portate alla banca degli occhi di Fabriano per essere conservate e poi utilizzate nel momento in cui saranno richieste.

"Quando si perde qualcuno, il dolore è tale che è davvero difficile pensare a qualcun altro. Questa famiglia meravigliosa, invece, l’ha fatto, evidenziando una straordinaria generosità, che merita il ringraziamento di tutti noi", sottolinea Valeria Zompanti, anestesista, responsabile della struttura semplice donazione organi e coordinatrice locale, all’ospedale di Macerata. Il "percorso" per effettuare l’espianto è definito da regole molto rigorose, a partire dal primo passo che è quello di accertare la morte. "L’accertamento è stato fatto, come prevedono le norme, da un’apposita commissione, composta da tre specialisti, secondo criteri neurologici", spiega Emanuele Iacobone, medico del reparto di Anestesia e rianimazione dell’ospedale di Macerata. La verifica della morte secondo i criteri neurologici prevede un periodo di osservazione di almeno sei ore, nel corso del quale sono ripetuti l’esame neurologico che include tutti i riflessi del tronco encefalico, il test di apnea per accertare l’assenza di respiro spontaneo e l’elettroencefalogramma per almeno trenta minuti. Al termine dell’accertamento i medici valutano la possibilità di prelevare gli organi e i tessuti a scopo di trapianto, verificando se vi sia o meno una manifestazione in vita della volontà di donazione o, in assenza di questa, chiedendo il consenso ai familiari.

"Per arrivare all’espianto e alla sua esecuzione, dall’inizio alla fine, è necessario un grande lavoro di squadra che, complessivamente, coinvolge poco meno di cinquanta persone. Nella sala operatoria per il prelievo degli organi si sono alternate diverse équipe, chirurghi dei centri di trapianto, operatori di sala e del coordinamento donazione organi, un lungo lavoro che ha impegnato molti professionisti", evidenzia la Zompanti. "Un evento del genere è sempre eccezionale, con questo gesto la famiglia ha testimoniato il grande valore della donazione", afferma Daniela Corsi, direttrice dell’Area Vasta 3. "La scelta di donare organi e tessuti – prosegue – è personale, ma ognuno ha il dovere di informarsi e di riflettere per non lasciare che dubbi, pregiudizi o informazioni scorrette interferiscano con il dirittodovere di fare una scelta consapevole. Molti pazienti con patologie non curabili possono migliorare la qualità di vita grazie alla donazione. Il trapianto – conclude la Corsi – consente al paziente una durata e una qualità di vita che nessun altra terapia è in grado di garantire".

Dello stesso tenore il commento di Elio Giacomelli, presidente provinciale dell’Aido, l’Associazione italiana dei donatori di organi. "C’è una grande necessità di organi che si riesce a soddisfare solo in parte, tanto che sono davvero molte le persone in lista d’attesa per un trapianto. Proprio per questo, ogni volta che una famiglia esprime il proprio consenso alla donazione, evidenziando una grande sensibilità e uno spiccato altruismo, compie un gesto molto importante, perché non è scontato. A questa famiglia – conclude Giacomelli – esprimo, a nome dell’intera comunità, il mio ringraziamento".