Nasce il Giardino della memoria: "Non dimentichiamo Rigopiano"

L’iniziativa dei familiari delle vittime della valanga: "Sono passati sette anni, ma non molliamo"

Nasce il Giardino della memoria: "Non dimentichiamo Rigopiano"

L’arrivo dei blocchi di marmo sul Gran Sasso: serviranno per realizzare il memoriale dedicato alle 29 vittime della tragica valanga

Nasce finalmente a Rigopiano il "Giardino della memoria" per ricordare le ventinove vittime della valanga che travolse il resort di Farindola, sul Gran Sasso, il 18 gennaio 2017. Solo undici persone sopravvissero. Ieri, dopo un percorso tortuoso e impegnativo di circa cinque anni, si è concluso l’iter burocratico per la realizzazione del giardino. Rigopiano, in pieno parco d’Abruzzo, ha molteplici vincoli che ne impedivano il compimento.

"Il Giardino della memoria – spiega Egidio Bonifazi, papà di Emanuele, 31enne receptionist dell’hotel originario di Pioraco, morto sotto alla valanga come Marco Tanda, il pilota 25enne di Castelraimondo – sarà composto da una statua della Madonna con 29 cubi in marmo, uno per ogni vittima. Una stele in marmo poi riporterà i nomi in ordine alfabetico. La Madonna è stata posizionata di fronte all’area dove sorgeva il resort, con lo sguardo rivolto verso di esso. La scultura è stata donata da un’associazione cattolica di Orosei. I lavori per la posa in opera saranno completati all’incirca tra 40-45 giorni".

"Quello che è successo a Rigopiano – ha scritto “Rigopiano, in attesa del Fiore“, il comitato nato tra i parenti e amici delle vittime – e i nostri 29 angeli non dovranno mai essere dimenticati, perché la loro morte si poteva e si doveva evitare".

I familiari non hanno mai mollato per creare il Giardino della memoria, e fino alla fine non molleranno per avere la giustizia che le vittime meritano. Continua infatti la battaglia giudiziaria dei parenti dei deceduti: l’udienza in Corte di Cassazione è stata fissata al 27 novembre. La sentenza di secondo grado, oltre che dagli avvocati degli otto condannati, è stata impugnata dal procuratore generale dell’Aquila. È stata chiesta la riforma delle ventidue assoluzioni decise dalla corte d’appello abruzzese, che ha ristretto solo ai livelli istituzionali le responsabilità penali dell’accaduto.

Lisa Grelloni