Negozi etnici, la stretta divide Macerata

Iesari sulla proposta di Salvini: valutiamo i fatti, non la nazionalità

Macerata, Dabo Bourama e Mohamed Camara (Foto Calavita)

Macerata, Dabo Bourama e Mohamed Camara (Foto Calavita)

Macerata, 16 ottobre 2018 - Il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini propone di inserire nel decreto sicurezza un emendamento sui negozietti etnici. «Ne disporremo la chiusura entro le 21», ha annunciato, parlando poi di «gente che beve fino alle tre di notte» e di situazioni di degrado. I cittadini si dividono, tra chi dice che è giusto e che «qualcosa si deve fare perché danno fastidio» e chi invece già parla di discriminazione.

L’assessore comunale alla Sicurezza e alla Legalità Mario Iesari, premettendo che non si può dire ancora nulla di specifico, mancando l’articolato della proposta, sottolinea però che «è evidente che non possono essere l’origine del commerciante e la tipologia dei beni trattati a rendere di per sé più o meno problematico un negozio, bensì i comportamenti effettivi, ma per questo leggi e disposizioni già esistono». «Far chiudere alle 21 solo i negozi gestiti dagli stranieri? Questo è, semplicemente, razzismo – commentano Bourama Dabo, 35 anni, del Senegal e Mohamed Camara, 24 anni, della Guinea, richiedenti asilo ospiti del Gus –. Non è facile per noi vivere qui, la gente non vuole parlare con noi, non vuole conoscerci, c’è molta diffidenza. Se ci avviciniamo per fare due chiacchiere, si sbrigano ad allontanarsi. Quando saliamo sull’autobus, capita che i bianchi si scansino, cambino posto addirittura, pur di non stare vicino a noi. Un nostro amico è stato preso a spintoni, in corso Cavour, gli hanno detto che qui ci stanno gli italiani, non devono starci gli stranieri. Ma abbiamo capito che il problema non è solo a Macerata, in Italia è così».

Dabo racconta di aver fatto «il muratore, il carpentiere, l’agricoltore. Mi piacerebbe tanto lavorare – specifica – ma la richiesta d’asilo è lunga, e nell’attesa non si fa altro che mangiare e dormire». «Non trovo giusta la proposta del governo – sottolinea Alessia Palloni, studentessa universitaria –, dietro ci sono tanti pregiudizi. È sbagliato generalizzare, e generalizzare in questo caso può significare discriminare. Sarebbe corretto fare controlli e individuare i negozi che creano problemi al quartiere e semmai intervenire su quelli». Di tutt’altra opinione Nedda Bacaloni, residente in zona Santa Croce: «Sono pienamente d’accordo con la proposta del governo, anzi io sarei proprio per chiudere del tutto questi negozi. Se posso evito di passarci davanti quando è buio, non si sa mai. Sicuramente creano tanta sporcizia e cattivi odori. Per ora, non ho sentito di problemi causati dal negozietto in via Ettore Ricci, diversamente da quello di via Carradori, al centro di proteste dei residenti, sono contenta che abbia chiuso». 

«È giusto regolamentare queste attività – dice Simone Raparo, commerciante –, sono d’accordo con la chiusura alle 21, dato che parliamo di negozi di generi alimentari, e non di locali serali. L’importante è il rispetto delle regole, essere tutti in linea con gli stessi diritti e doveri». «Anche loro (gli stranieri, ndr) hanno diritto di campare – dice Alberto Straccio, proprietario di un appartamento che affitta a un macedone –, l’importante è che rispettino le regole e si comportino bene, basterebbe questo. Il mio inquilino ad esempio non crea problemi e paga puntualmente, niente da dire».