Nelle Marche la terra continua a tremare

Il 30 ottobre del 2016 la grande scossa che sconvolse l’Italia centrale. Ieri sisma di magnitudo 4.3 nell’entroterra pesarese

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Cinque anni fa, alle 7.40 di una domenica soleggiata, una scossa di magnitudo 6.5 svegliò l’Italia. Il terremoto più forte da quello dell’Irpinia nel 1980, con epicentro tra Norcia, Preci e Castelsantangelo sul Nera, quella mattina spinse fuori dai letti migliaia di persone nelle Marche, soprattutto nella provincia di Macerata, in Umbria, in Abruzzo e nel Lazio. E proprio ieri, alla vigilia di questo spaventoso anniversario, le Marche hanno riprovato quella paura, questa volta a Pesaro, dove alle 12.53 un boato ha preceduto una scossa di magnitudo 4.3. Scuole evacuate in tutta fretta, treni bloccati da Rimini a Civitanova e Fabriano: per fortuna nessun danno, né feriti. Cinque anni fa, invece, la situazione fu drammatica. Nelle zone interne del Maceratese, molti residenti si erano allontanati dopo le due scosse del 26 ottobre del 2016, alle 19.11 con magnitudo 5.4, e alle 21.18, con magnitudo 5.9. Ma quella del 30 fu ancora più potente e spaventosa: qualcuno raccontò di avere visto la terra alzarsi come un’onda, prima di sentirla tremare. I piccoli centri montani furono devastati, 30mila persone si ritrovarono sfollate e costrette a trasferirsi sulla costa, in alberghi e bungalow messi a disposizione dalla Protezione civile. Da allora, una lunga serie di scosse tenne svegli i marchigiani per mesi, rallentando la conta dei danni e le prospettive di un rientro. Le prime casette provvisorie, le cosiddette Sae, le soluzioni abitative di emergenza, furono consegnate soltanto dall’estate dell’anno successivo. Dopo una burocrazia micidiale vissuta con i commissari straordinari per l’emergenza Vasco Errani, Paola De Micheli e Piero Farabollini, solo dal 2020, col nuovo commissario Giovanni Legnini, la ricostruzione ha iniziato a prendere il via. Ma moltissimo resta da fare: l’ultima stima parla ancora di 40 o 50mila edifici privati da sistemare, con una spesa che alla fine, si calcola sarà pari a 18 miliardi di euro.

Paola Pagnanelli