REDAZIONE MACERATA

Nessun colpevole per la morte di Sensini

La guida cadde con la bici alle gole del Fiastrone, scagionato l’ex sindaco Scaficchia. Ma la famiglia non si arrende: "Errori macroscopici"

Michele Sensini

Michele Sensini

Nessun colpevole per la morte di Michele Sensini, il 48enne rimasto vittima di un incidente in bici alle gole del Fiastrone il 28 giugno 2022. Il tribunale ha scagionato l’ex sindaco di Fiastra Sauro Scaficchia dall’accusa di omicidio colposo.

Sensini, padre di un bimbo, guida escursionista e conoscitore appassionatissimo del parco dei Sibillini, amato e stimato da chiunque frequentasse la montagna e non solo, aveva saputo dal sindaco che era stato riaperto il sentiero 342, chiuso a lungo per un masso pericolante e uno smottamento. Aveva deciso quindi di fare un sopralluogo in bici, in vista delle escursioni da organizzare con i turisti. Ma lungo il sentiero aveva trovato un smottamento ed era caduto in un burrone.

Dopo le prime indagini, il sostituto procuratore Enrico Riccioni aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo. La compagna e i fratelli di Sensini, con l’avvocato Giuseppe Giammusso, avevano fatto opposizione, facendo presente tra l’altro che nessun lavoro di messa in sicurezza era stato eseguito, e che infatti da Cessapalombo il sentiero era chiuso. L’avvocato Bruno Pettinari, per Scaficchia, aveva invece fatto presente che all’ingresso era rimasto il cartello di inagibilità del percorso. Il giudice Bonifazi aveva accolto i rilievi dei familiari e dato alla procura sei mesi, per accertare tra l’altro come fosse stato reso noto che il sentiero era chiuso, e le conseguenze delle ordinanze sindacali sulla riapertura. Ma dopo oltre un anno, una nuova richiesta di archiviazione è stata accolta dal giudice Daniela Bellesi senza neanche fissare l’udienza.

"Siamo sconcertati – commenta il fratello, Mario Sensini, capo ufficio stampa con l’ex commissario alla ricostruzione Legnini –. La perdita di Michele ha causato in noi familiari, negli amici, nei tantissimi che lo conoscevano, un dolore enorme. Ci saremmo tutti almeno confortati un pochino l’animo se dalle indagini fosse emerso un quadro che escludesse altre responsabilità nell’incidente, cosa che purtroppo non è avvenuta. Sono emersi fatti poco chiari, discordanze, incongruenze". La famiglia indica anche errori macroscopici nella ricostruzione dei fatti: "Non si può, come ha fatto il giudice Bellesi nella sua decisione, scambiare Enel Green Power Italia, che gestisce la diga di Fiastra, per ”una società che organizza escursioni in montagna”, o sostenere che su un sentiero percorribile a piedi “non sia contemplato” andare in bicicletta. Non è possibile, alla luce di quanto emerso, affermare che Michele sia morto solo per colpa sua. Non sono state accertate violazioni penali e ne prendiamo atto. Le indagini, però, hanno dimostrato che molti fattori hanno concorso a determinare l’accaduto. Alcuni, per noi, in modo decisivo. Siamo determinati a proseguire in sede civile la nostra azione, convinti che esistano ampi margini per dimostrarlo".

Paola Pagnanelli