
"Graficamente per il city brand non si è arrivati a una sintesi, ma a una slabbratura. Il risultato non è...
"Graficamente per il city brand non si è arrivati a una sintesi, ma a una slabbratura. Il risultato non è un simbolo significativo dei contenuti cittadini né della loro veicolazione". La professoressa di estetica Paola Ballesi, ex direttrice dell’Accademia di belle arti a Macerata, critica il nuovo logo della città: "La grafica può astrarre. Si è citato tra i modelli Wladimiro Tulli, ma non ci si può aggrappare a certi artisti, quali che siano. Si sarebbe potuto prendere direttamente un’opera di Tulli. Si sarebbe detto che veniva da un grande artista e intellettuale futurista che aveva visto e rappresentato Macerata nei suoi colori e nei suoi paesaggi, nel suo sentire. Nessuno avrebbe lamentato alcunché". Ballesi, storica dell’arte, rimarca anche che "il logo vuole imitare quello della città di Matera, che ha una simbologia e un’astrazione pregnante e unica. La procedura è la stessa; entrambi partono dall’idea della piantina della città, ma i risultati sono molto diversi". Ballesi però sottolinea anche che "la sintesi non è stata trovata perché troppe persone ci hanno messo le mani; l’immagine slabbra Macerata, non la raccoglie in un simbolo significativo, non la rappresenta. Non attribuisco la responsabilità a nessuna delle persone che hanno collaborato alla realizzazione – sottolinea –, l’assessore si è affidato, non avrebbe potuto fare diversamente. Artisticamente si è pensato di poter agire per conto proprio, senza far affidamento su grandi ‘padri’ come Nino Ricci. Io avrei lavorato sulle lettere della parola Macerata e incaricato del lavoro il grafico del Comune, Emilio Antinori".
l. f.