Sanzioni alla Russia bloccano l'economia: "Siamo stati lasciati soli"

"Da quest’anno avevamo iniziato ad avere referenti commerciali sul mercato russo e stavamo avendo un buon riscontro. Avevamo fatto stime per un aumento del fatturato del 15-20% che, purtroppo, non avremo". Daniele Macellari, responsabile commerciale dell’azienda "Giovanna Nicolai" di Civitanova, racconta come la guerra in Ucraina e le successive sanzioni economiche abbiano bloccato un mercato di riferimento per l’alta moda Made in Italy. Anche per chi, su quel mercato si stava affacciando proprio in questi mesi.

"Dal 2018 il nostro gruppo esiste anche come rete commerciale, mentre prima avevamo solo dei negozi – spiega Macellari – e stavamo aprendo anche al mercato russo, quando purtroppo, si è fermato tutto. C’è stata una forte contrazione del mercato e per quanto ci riguarda stiamo cercando di concentrarci su altri sbocchi per noi importanti, come quello americano o delle ex Repubbliche Sovietiche. Per quanto riguarda il settore moda e calzaturiero del Maceratese, il mercato russo rappresentava un buon 30% del totale e adesso non si può chiedere agli imprenditori di rivolgersi, da un giorno all’altro ad altri mercati, perché non tutti hanno le forze e gli strumenti per poterlo fare. E la politica in questo ha peccato, perché non ha pensato alle conseguenze drammatiche che si sarebbero potute avere sulle aziende".

"Al di là della tragedia della guerra in sé, su cui ovviamente nessuno può essere d’accordo, l’Occidente non ha attuato politiche preventive che non permettessero a Putin di fare quello che ha fatto". Per Macellari, inoltre, la politica non sta sostenendo il tessuto produttivo. "Siamo stati lasciati da soli, senza capire che i piccoli e medi imprenditori, che sono la forza del nostro Made in Italy stanno pagando conseguenze pesanti, che arrivano dopo due anni di pandemia – conclude –. Avere aziende piccole, legate ai territori, è la nostra forza e queste andrebbero sostenute".

c. sen.