Nuova Zelanda, il nome di Luca Traini sulle armi della strage. Chi è

E' l'autore del raid contro gli immigrati dello scorso anno a Macerata. E' stato condannato a 12 anni per strage aggravata dai motivi di odio razziale

La foto postata nel profilo Twitter di Tarrant, a destra Luca Traini

La foto postata nel profilo Twitter di Tarrant, a destra Luca Traini

Macerata, 15 marzo 2019 - C'è anche il nome di Luca Traini, l'uomo di 28 anni che il 3 febbraio del 2018 a Macerata tentò di fare una strage di immigrati, tra le scritte presenti sui caricatori dell'arma usata da Brenton Tarrant, 28 anni, identificato come uno degli attentatori alle moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda. Lo testimoniano alcune foto postate, il 13 marzo, sul profilo Twitter di Tarrant, uno dei presunti responsabili della strage.

Luca Traini è l'uomo che ha scatenato il terrore a Macerata, la mattina del 3 febbraio dell'anno scorso, sparando all'impazzata (video) contro persone di colore incontrate per caso sulla sua strada, mentre girava per la città sulla sua Alfa nera. E' stato condannato a 12 anni di carcere (FOTO) in primo grado per strage aggravata dai motivi di odio razziale

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Dopo aver seminato il panico nelle zone più frequentate, alla stazione, in corso Cairoli, vicino ai locali pubblici, si era fermato davanti al monumento ai Caduti. Sul sedile della sua auto, dopo l'arresto, poi è stata trovata la sua pistola Glock: dal finestrino inquadrava nel mirino e sparava contro i passanti. "Ho fatto quello che dovevo", sono state le sue prime parole ai carabinieri, mentre veniva portato in caserma.

Da subito è apparso evidente il collegamento del suo gesto con l'orrore della morte di Pamela Mastropietro, 18 anni, trovata fatta a pezzi e chiusa in due valigie sul bordo di una strada poco fuori Macerata solo tre giorni prima. In cella per quel delitto tremendo, con le accuse di violenza sessuale, omicidio, occultamento e vilipendio di cadavere, c'è  Innocent Oseghale, di professione pusher, clandestino, attualmente sotto processo davanti alla corte d'assise.

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Fin dall'inizio Luca Traini ha sostenuto che il suo raid era stato scatenato dalle notizie apprese per radio, in merito all'omicidio della 18enne romana: in qualche modo distorto, lui aveva deciso di vendicarla, così si era diretto in tribunale, dove era in corso l'udienza di convalida dell'arresto del nigeriano, poi aveva visto che il palazzo era presidiato dalle forze dell'ordine e non volendo coinvolgere agenti e carabinieri aveva cambiato strada, prendendosela con chi secondo lui spacciava, cioè giovani immigrati.