Ancidei, quando è iniziata la collaborazione con la pallanuoto azzurra?
“Quando ho frequentato un master all’ateneo di Siena dopo la laurea in fisioterapia al Gemelli di Roma. Nel 2011 un docente mi ha chiesto se fossi disposta a sostituire una collega in maternità nella formazione giovanile azzurra. Quella che doveva essere una sostituzione si è trasformata in una collaborazione fino alla nazionale maggiore”.
Quando è iniziata la preparazione per Parigi?
“Il 27 maggio a Rovereto quando c’è stato il raduno collegiale”.
Oltre ai risultati straordinari colti dai vari atleti, c’è un aneddoto che sottolinea la differenza tra una persona normale e un superuomo o superdonna?
“Amo correre e fare qualche esercizio. A Parigi ho fatto una sessione di back squat, io sollevavo 60 kg e vicino a me c’era uno che senza difficoltà sollevava almeno 150 kg saltellando e senza fare una piega. Le ragazze del Setterosa mi hanno applaudito vedendo il contrasto tra una persona normale e un super uomo”.
Cosa le ha lasciato la sfilata iniziale?
“Grande gioia. È la rappresentazione visibile di essersi qualificate e di essere tra le migliori nel mondo. È un momento di condivisione con tutta la delegazione italiana e anche un momento di scambio di spille con quelle di altre nazioni”.
Scambio di spille?
“Ognuna rappresenta la propria Nazione ed è tradizione condividerle, io ne ho quelle di Serbia, Nuova Zelanda, Spagna, Giappone e altre. Davanti alla nostra imbarcazione c’era quella del Giappone e ce le lanciavamo da una barca all’altra”.
Come era il cibo al Villaggio?
“C’era per tutti i gusti, per carità non era la cucina di mamma ma non era cattivo. Il limite è che la mensa era piccola e c’era la fila mentre gli atleti devono mangiare velocemente e potere riposare in vista della gara, queste code erano il problema”.
Cosa ricorda della visita del Presidente Mattarella?
“A un certo momento abbiamo cantato l’inno, senza musica, a braccio. Eravamo nel cortile della palazzina Italia al Villaggio olimpico, dai terrazzi delle altre palazzine si sono affacciati gli atleti serbi e spagnoli che hanno applaudito. È stato un momento Made in Italy”.
Quanto lavoro ha svolto nei giorni delle Olimpiadi?
“Una media di 5-6 terapie al giorno. Il grosso del lavoro fisioterapico è fatto durante la preparazione, ai collegiali quando si vanno incontro a problemi più significativi e in quei momenti c’è da fare tanto perché l’atleta deve partire per l’evento senza problemi di natura fisica. Nella prossimità delle gare si fanno rifiniture, terapie di mantenimento, salvo traumi determinati dalle partite”.
Il sesto posto rispecchia il valore del Setterosa?
“No, considerando i risultati ottenuti nelle manifestazioni di avvicinamento ai Giochi, ma le Olimpiadi hanno un forte impatto non facile da gestire, specie per una squadra giovane e ricca di debuttanti come la nostra. Conosco le nostre giocatrici dai tempi delle giovanili, le ho viste crescere, maturare, laurearsi, diventare professioniste e fare parte della nazionale maggiore. Sono le mie atlete, le mie amiche, le mie sorelle e sono molto brave”.
Ha sentito le pallavoliste della Cbf Balducci alla vigilia dei Giochi?
“Mi hanno scritto e le ho sentite: abbiamo un gruppo forte e ben affiatato”.
Lei nella stagione si divide in due: tra volley femminile e pallanuoto.
“Si vive con la valigia in mano: a un certo momento avevo pronti due trolley, uno per la nazionale e uno per la Cbf dove siamo tre fisioterapisti che copriamo le esigenze delle ragazze».
È una vita che non ha quasi un attimo di respiro.
“Non ci sono vacanze, domeniche, Natale, Pasqua, ma è una vita bellissima con ritmi differenti dalle altre persone”.
È una professione che le ha permesso di girare il mondo.
“Vero, sono stata in tantissimi posti per lavoro. L’anno scorso a Fukuoka non sono mai uscita dall’albergo se non all’ultima sera quando ho visto il centro della città. Ero felicissima perché le ragazze della pallanuoto avevano vinto il bronzo, ciò per dire che le azzurre sono molto brave».
Torniamo alle Olimpiadi, quando è ritornata in Italia?
“Ho scelto il 12 agosto per fare tutto con calma. Negli ultimi 4-5 giorni il Villaggio comincia a svuotarsi e si vedono gli spazi immensi, si fa meno fila alla mensa, meno fila al forno preso d’assalto ogni mattina da tutti per i panini al cacao e i croissant. C’era un chiosco dove ogni giorno uno chef stellato proponeva un finger food a tema olimpico”.
Assaggiato qualcosa?
“Certo. Ho trovato ottimo quello con hummus di ceci su cui erano adagiati dei cracker a forma di cerchi olimpici e fiori commestibili”.