PAOLA PAGNANELLI
Cronaca

Omicidio Pamela Mastropietro. Nuovo round in Cassazione. La mamma: "Una pugnalata"

Ieri l’udienza dopo il ricorso straordinario della difesa di Oseghale: il verdetto atteso per oggi. L’avvocato Matraxia: "Il nigeriano non l’ha violentata, non può essere condannato all’ergastolo".

Ieri l’udienza dopo il ricorso straordinario della difesa di Oseghale: il verdetto atteso per oggi. L’avvocato Matraxia: "Il nigeriano non l’ha violentata, non può essere condannato all’ergastolo".

Ieri l’udienza dopo il ricorso straordinario della difesa di Oseghale: il verdetto atteso per oggi. L’avvocato Matraxia: "Il nigeriano non l’ha violentata, non può essere condannato all’ergastolo".

"Non è stato Oseghale a dare l’eroina a Pamela e lui non l’ha violentata: non può essere condannato all’ergastolo". Questo ha ribadito ieri l’avvocato Simone Matraxia davanti alla Corte di Cassazione, dove si è discusso il ricorso straordinario per la modifica della sentenza definitiva all’ergastolo emessa a carico del 36enne nigeriano. "Una doppia pugnalata per me, che avevo anche chiesto a Oseghale di incontrarci", ha commentato amareggiata Alessandra Verni, la mamma della 18enne romana uccisa il 30 gennaio 2018. Sul caso ci sono state una sentenza di primo grado, una di appello, una in Cassazione che ha rinviato gli atti in appello, e infine a gennaio 2023 l’ultima della Cassazione, all’ergastolo.

Secondo la ricostruzione passata in giudicato, il 29 gennaio Pamela, affetta da un disturbo di personalità borderline e tossicodipendente, si allontanò dalla Pars di Corridonia. Il 30 ai giardini di Macerata incontrò Innocent Oseghale, clandestino e già accusato di spaccio. Lui la mise in contatto con Desmond Lucky per avere una dose di eroina. Poi l’accompagnò a casa sua in via Spalato. Qui Oseghale abusò di Pamela dopo che lei aveva assunto la droga, e quando lei se ne accorse e protestò lui la uccise, temendo la denuncia; poi la fece in pezzi e abbandonò i suoi poveri resti in due trolley lungo una strada di campagna a Pollenza.

Ma questa ricostruzione non convince gli avvocati difensori Umberto Gramenzi e Simone Matraxia, secondo i quali Oseghale avrebbe avuto un rapporto sessuale con la ragazza prima di incontare Desmond, e cioè in un sottopassaggio a Fontescodella, come pagamento della droga che le avrebbe dato in seguito. E Pamela avrebbe accettato il rapporto per avere l’eroina, dunque non ci sarebbe stata alcuna violenza sessuale. Questa ricostruzione – fatta anche dallo stesso Oseghale durante uno degli interrogatori – non è stata creduta nei processi celebrati finora, anche perché grazie all’avvocato Marco Verni, zio di Pamela e difensore di parte civile dei familiari, è emerso che proprio il 30 gennaio a Fontescodella c’era stato un blitz delle forze dell’ordine, e dunque non era possibile che il rapporto fosse stato consumato lì. Tuttavia, i difensori del nigeriano insistono: gli spacciatori pretendono il pagamento in anticipo dai tossicodipendenti, noti per la loro inaffidabilità, e così sarebbe successo anche quella volta. Senza la condanna per violenza sessuale, Oseghale potrebbe avere uno sconto di pena e non avere più l’ergastolo. L’avvocato Matraxia, ieri a Roma anche per il collega Gramenzi, ha ribadito questa ricostruzione chiedendo l’esclusione della condanna per violenza sessuale. Alla richiesta si sono opposti la procura generale e la famiglia. Non era presente a Roma l’imputato, che è detenuto nel carcere di Ferrara. Al termine dell’udienza, durata circa mezz’ora, la corte si è ritirata e la decisione dovrebbe essere resa nota questa mattina. Fuori dalla Cassazione la mamma di Pamela Mastropietro, Alessandra Verni, ha atteso la fine del processo. "Avevo chiesto di incontrare Oseghale per dirgli tutto quello che ho nel cuore e la notizia della terza Cassazione, per me una pugnalata, è arrivata proprio nel momento in cui lui e io avevamo firmato il consenso per incontrarci. Quindi doppia pugnalata", ha commentato. "Mi indigna che un africano venuto illegalmente in Italia, che vive di illeciti e che ha un provvedimento di espulsione, possa permettersi due avvocati di fiducia, 4/5 consulenti e riuscire ad arrivare ad una terza Cassazione. Come è possibile?". La famiglia chiede da sempre che il nigeriano indichi i complici, "ma ci vorrebbe un miracolo. Ci sono altri Dna e che ci sono altre prove, ma nessuno vuole fare chiarezza sul caso".