
Enrico Orazi, 83 anni, ha più volte cambiato versione su quanto accaduto nella villetta di Montecassiano: per lui una condanna a quattro anni e quattro mesi. Nel tondo la vittima: la moglie Rosina Carsetti
Macerata, 20 giugno 2025 – Omicidio di Rosina Carsetti: in carcere il marito Enrico Orazi. Ieri pomeriggio, i carabinieri della stazione di Montecassiano hanno rintracciato e arrestato l’83enne, in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Corte di Appello di Ancona, a seguito del rigetto del ricorso presentato dalla difesa alla Corte Suprema di Cassazione. Nei suoi confronti è stata confermata la sentenza della Corte di Appello di Ancona di condanna alla pena definitiva di quattro anni e quattro mesi di reclusione, in quanto ritenuto responsabile di simulazione di reato e maltrattamenti in famiglia aggravati, in concorso con la figlia Arianna Orazi e il nipote Enea Simonetti. La Cassazione ha anche confermato le condanne all’ergastolo per omicidio per Arianna (arrestata giovedì in Veneto) e a 27 anni di reclusione per Enea, il figlio di Arianna, in carcere dal 2021. Enrico Orazi, dopo le formalità di rito, è stato accompagnato nel carcere di Fermo, dove sconterà la pena. Ma la difesa si muoverà per chiedere i domiciliari, anche alla luce dell’età avanzata dell’uomo.
“Il suo vero dramma sono le sorti della figlia Arianna e del nipote Enea – ha detto l’avvocato Mauro Paolinelli, che assiste l’anziano –. Stiamo lavorando per presentare istanza di richiesta degli arresti domiciliari”. Nella penultima udienza del processo d’appello per l’omicidio di Rosina Carsetti, lo scorso 29 maggio, Enrico Orazi si era autoaccusato in aula di aver ucciso la 78enne al culmine dell’ennesima lite. In primo grado l’anziano era stato assolto dall’accusa di omicidio assieme alla figlia Arianna, mentre il nipote Enea Simonetti era stato condannato all’ergastolo. In aula Enrico Orazi aveva letto un testo con il quale si assume le responsabilità dell’omicidio.
“Quel 24 dicembre – aveva detto – ho sorpreso mia moglie a fumare, nonostante le avessi chiesto più volte di smettere. Mi ha risposto male, non ci ho visto più, non so cosa mi è preso: l’ho afferrata per il collo e lei è svenuta. Non ha fatto resistenza”. Dopodiché – aveva detto Orazi – sarebbe partita la messinscena della finta rapina, per il timore che venisse incolpato Enea. L’anziano, che in una prima fase aveva più volte accreditato la tesi della rapina finita male, aveva poi accusato Rosina di averlo portato all’esasperazione. La versione in cui Enrico Orazi si autoaccusava del delitto non era stata però ritenuta credibile, visto che le fratture e le lesioni sul corpo di Rosina in passato non erano state ritenute compatibili con l’azione di un uomo anziano e dalla corporatura esile.