Omicidio di Rosina, tutti a processo. La difesa chiede i domiciliari per il nipote Enea

Prima udienza il 20 gennaio a Macerata. L’avvocato Netti: "Il ragazzo non era in casa quando l’anziana è stata uccisa, non c’è motivo che resti in carcere"

Enea Simonetti, vent’anni, è in carcere per l’omicidio della nonna Rosina

Enea Simonetti, vent’anni, è in carcere per l’omicidio della nonna Rosina

Macerata, 20 novembre 2021 - Il 20 gennaio inizia il processo davanti alla corte d’assise per Enrico Orazi, per sua figlia Arianna e per il figlio di lei Enea Simonetti. Tutti e tre sono accusati di aver ucciso la sera della vigilia di Natale Rosina Carsetti, 78enne, che del primo era la moglie, della seconda la madre, del terzo la nonna. Nell’udienza preliminare di ieri l’avvocato Andrea Netti, che assiste Arianna Orazi ed Enea Simonetti, ha puntato tutto sulla mancanza di indizi a carico del ragazzo, chiedendo per lui almeno i domiciliari. Ma il giudice Claudio Bonifazi ha rinviato a giudizio tutti e tre, e sulla richiesta di scarcerare il ventenne si pronuncerà nei prossimi giorni.

In aula, l’avvocato Netti con la collega Valentina Romagnoli ha ripercorso alcuni passaggi emersi dalle indagini, "elementi oggettivi che emergono dagli atti della procura, per dimostrare che fino alle 17 almeno Rosina era ancora viva. Il 118 arriva a Montecassiano alle 20, e nel loro referto scrivono che l’anziana non ha ipostasi né rigor mortis. Le introducono la cannula in gola e l’agocannula nel braccio, senza difficoltà. Allora non può essere che Rosina sia stata uccisa alle 16.30, come suggerisce il medico legale Roberto Scendoni. Un altro elemento oggettivo è che Enea esce di casa alle 17.45 e torna alle 19.50, ci sono le telecamere che lo inquadrano al supermercato. Dunque, se Rosina è stata uccisa poco prima dell’arrivo del 118, questo è successo quando il ragazzo era fuori casa. Io non credo ci siano gravi indizi di colpevolezza nei suoi confronti, né le esigenze cautelari, cioè il pericolo di inquinamento delle prove, il pericolo di fuga e il pericolo di reiterazione del reato. Dunque non c’è motivo per cui debba restare in carcere".

Per il ragazzo la difesa ha chiesto gli alloggi domiciliari a Filottrano, in casa di alcuni parenti. Su questa istanza il giudice Claudio Bonifazi ha cinque giorni per pronunciarsi. Di fronte al quadro proposto dagli avvocati Netti e Romagnoli, poco ha aggiunto l’avvocato Barbara Vecchioli, che assiste Enrico Orazi. L’anziano da tempo è tornato a vivere nella villetta di Montecassiano, dissequestrata alla fine delle indagini. Al termine dell’udienza preliminare, il giudice Bonifazi ha accolto la richiesta del pubblico ministero Vincenzo Carusi e ha rinviato a giudizio tutti e tre gli imputati. La prima udienza si terrà il 20 gennaio davanti alla corte d’assise presieduta dal giudice Andrea Belli, con a latere il giudice Daniela Bellesi.

Nessuno ieri si è costituito parte civile, come vittima del delitto commesso ai danni della 78enne. Sono otto i reati di cui devono rispondere i tre imputati: omicidio premeditato volontario pluriaggravato, simulazione di reato, maltrattamenti in famiglia, rapina, estorsione, violenza privata, induzione a non rendere dichiarazioni e furto. L’omicidio sarebbe stato progettato dal 16 dicembre, e la sera della vigilia lo avrebbero attuato strozzando, soffocando e schiacciando il torace della 78enne.

La simulazione di reato consiste nell’aver cercato di far credere che quella sera fosse entrato un rapinatore. L’accusa di rapina riguarda il fatto che i tre avrebbero preso dei soldi a Rosina. I maltrattamenti sono dovuti a una serie di "ingiurie, minacce, percosse e aggressioni fisiche – scrive la Procura -, atti di dispetto, danneggiamenti e soprusi di vario genere" ai danni della 78enne. Arianna Orazi e il figlio sono accusati di estorsione aggravata, per aver costretto Rosina a cedere al nipote la sua quota della villetta. Arianna è imputata di violenza privata e di induzione a non rendere dichiarazioni. Infine, lei ed Enea sono accusati di aver rubato un paio di guanti nella caserma dei carabinieri.

Con queste accuse, Arianna Orazi ed Enea Simonetti sono stati arrestati a febbraio. Enrico Orazi ha invece trascorso due mesi ai domiciliari. Fino a febbraio, Arianna ed Enea in modo particolare avrebbero tentato di suffragare la versione della rapina, andando persino in televisione, senza mai versare una lacrima per la defunta. Ma le loro parole sono state smentite dalle indagini dei carabinieri del Reparto operativo, che avevano iniziato a intercettarli già dalla sera del delitto.